Radio Capodistria Foto:
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Concludiamo il nostro viaggio nel voto europeo dove la prossima domenica si voteranno gli 8 deputati che rappresenteranno al Parlamento europeo il paese. Ma che campagna elettorale è stata?

"Si è trattato di una campagna molto riservata", ci risponde Ervin Hladnik Milharčič, "c'è stato solo qualche dibattito televisivo, pochi poster e ancora meno comizi. Diciamo che non mi è sembrato che tutto il paese fosse in piena mobilitazione per queste elezioni e questo emergerà quando si vedranno i primi numeri sulla partecipazione al voto. Più che un dibattito serio, a me è parsa la prova di un esame di maturità. I candidati hanno preso la politica come un esame, una cosa che devi fare dando le risposte giuste alle domande che ti vengono poste dal di fuori. Così tutta la campagna si è svolta in modo molto pacifico, anche perché non è che ci fosse una grande paura che a vincere potessero essere i populisti, come sta accadendo ad esempio in Italia. Bisogna dire, però, che a differenza delle elezioni del passato c'è nell'opinione pubblica l'idea che si tratti di elezioni importanti. Il problema è che i partiti politici non hanno capito la serietà delle elezioni e non si sono comportati in modo spettacolare, perciò ci ritroviamo con candidati poco attraenti: burocrati, gente giovane e molto stereotipata o vecchi eurodeputati. Per l'ennesima volta la politica slovena ha dimostrato di non avere grande fantasia".

E i nuovi movimenti sovranisti che hanno spaccato il fronte di destra?

"Per quello che si può capire si tratta di fenomeni minoritari. A destra continua ad esserci questo grande partito, l'SDS, che strizza l'occhiolino ad Orban e che è il loro grande alleato nel partito popolare, mentre i nuovi arrivati sono espressioni abbastanza infantili. Certamente anche la destra sembra essere colta dallo stesso problema della sinistra ossia la frammentazione. Entrambe sembrano totalmente incapaci di formulare una strategia comune, cosa che si vede anche tra i partiti al governo che non possiedono alcuna agenda politica ma si basano solo sul personalismo. Nessuno sembra riuscire a proporre un programma comune per chiedere il voto in blocco. Quello che si sta vedendo è quindi la totale divisione del paese in termini politici, anche se il premier Šarec ha cercato di formare un partito della nazione, che, almeno per questa tornata elettorale, è stata un'occasione persa".

Barbara Costamagna