Si è votato per rinnovare i consigli comunali più l'assemblea del distretto di Brčko, la città che separa i due tronconi della Republika Srpska e che non appartiene a nessuna delle due entità in cui si divide la Bosnia Erzegovina.

Soltanto a Mostar, la città divisa sul fiume Neretva gli elettori andranno alle urne appena il 20 dicembre, comunque per la prima volta dopo dodici anni nei quali musulmani e croati non erano riusciti a trovare un accordo sulle regole elettorali. L'affluenza è stata del 50 per cento, una media salvata dall’entità serba nella quale è andato alle urne il 55 per cento degli aventi diritto mentre nella Federazione è stata inferiore al 47 per cento. Nella capitale l'SDA di Bakir Izetbegović ha ammesso la sconfitta ad opera di una coalizione civica battezzata I quattro e composta da socialdemocratici, il Nostro partito, si chiama così, fondato a suo tempo dal regista cinematografico Danis Tanović, poi Popolo e giustizia più La lista indipendente di Bosnia Erzegovina. La vittoria dei non nazionalisti è stata nettissima e adesso i consiglieri delle quattro municipalità che compongono Sarajevo nella veste di grandi elettori designeranno l'Assemblea cittadini che a sua volta eleggerà il sindaco e circola già un nome eccellente, quello di Bogić Bogićević, rappresentante bosniacoerzegovese nell'ultima presidenza federale jugoslava, serbo di nascita ma non di professione come ebbe ad autodefinirsi quando in quel periodo drammatico negò il suo sostegno all'espansionismo panserbo di Milošević. Ha ammesso di aver perso Banja Luka anche l'uomo forte della Republika Srpska Milorad Dodik, attualmente membro della presidenza tripartita della Bosnia erzegovina. Il candidato dei suoi socialdemocratici indipendenti, il sindaco uscente Igor Radojčić ha dovuto cedere il primato a Draško Stanivuković, finora consigliere municipale diventato noto al vasto pubblico due anni fa grazie alle manifestazioni di piazza esplose dopo la misteriosa morte di un giovane ucciso dalla polizia. Incerta la situazione a Srebrenica, la città martire che nonostante l'eccidio dei musulmani il trattato di Dayton ha assegnato ai serbi che però soltanto quattro anni fa sono riusciti a eleggere un loro sindaco. Sia il sindaco uscente sia il candidato della lista bosgnacca hanno proclamato la vittoria, e non mancano polemiche dovute a un massiccio afflusso di veicoli dalla sponda opposta del fiume Drina, cioè dalla Serbia, con elettori muniti di carte d’identità nuove di zecca ecc. Infine, l'HDZ si conferma nelle aree a maggioranza croata dell'Erzegovina occidentale e della Bosnia centrale.

Boris Mitar

Foto: EPA
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