Sul fatto che sia necessario intervenire con una sorta di nuovo piano Marshall sono tutti d’accordo, ma è sui mezzi, tempi e metodi che le opinioni differiscono ancora diametralmente.
Anche le dichiarazioni rese dai componenti dell’Eurogruppo, che riunisce tutti i governi dell’area euro, prima del vertice del pomeriggio hanno confermato la divisione in atto nell’Unione europea, organizzazione chiamata a una delle prove più impegnative dalla sua nascita, ad affrontare potenzialmente la peggior crisi dal dopoguerra, ma che sembra incapace di assumere una linea coerente e di solidarietà e sostegno reciproco.
La richiesta di solidarietà di Italia, Francia, Slovenia, ma anche Grecia, Belgio e Lussemburgo, che puntano alla condivisione del debito necessario per sostenere l’economia, si scontra con la rigidità di Finlandia, Austria, Germania e Olanda, che preferiscono puntare su aiuti individuali, con relativi impegni nella riduzione del debito nazionale.
Proprio l’Olanda aveva avuto la posizione più intransigente, escludendo gli Eurobond, chiesti invece con decisione da Roma, Lubiana e altri paesi, così come un ricorso al fondo Salvastati senza delle condizioni per i paesi beneficiari.
Dall’altra parte la Francia ha condizionato agli Eurobond il proprio via libera al piano europeo, che prevede l’intervento di istituzioni come la Banca europe per gli investimenti, il ricorso al Mes con condizione meno impattanti, e un piano finanziario da parte della Commissione. Il compromesso potrebbe essere rappresentato da un piano da 540 miliardi proveniente dal fondo Salvastati, accompagnato da un piano di ripresa coordinato fra i governi.
Un appello alle parti per giungere a un compromesso era stato lanciato prima della riunione dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis: “Anche adesso che siamo nell'occhio del ciclone dobbiamo conservare un senso di realismo politico – ha detto - , un compromesso europeo credibile e ambizioso deve conciliare le opinioni di tutti e tenere conto delle diverse linee rosse nazionali, ed è ciò che dobbiamo trovare” considerando anche che “l'Europa è una comunità di nazioni, non uno stato federale”.


Alessandro Martegani


Foto: Reuters
Foto: Reuters