La risoluzione del Parlamento europeo approvata lo scorso 19 settembre, che in molti passaggi, di fatto, equipara i crimini del nazismo e del comunismo, ha dato il via ad una polemica che è cresciuta con il passare delle ore, in particolare perché a votare il testo, seppure con alcune eccezioni, è stato anche il Partito Democratico. Il documento, piuttosto lungo, intitolato "Importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa" è stato adottato ad 80 anni dalla Seconda Guerra Mondiale.

Il testo, in particolare, insiste sulla necessità di non dimenticare un tragico passato, ma è stato da subito criticato da molti storici, soprattutto il passaggio per cui la Seconda Guerra Mondiale sarebbe scoppiata in seguito al patto di non aggressione tedesco-sovietico stretto tra Molotov e Ribbentrop, scegliendo quindi la data del 23 agosto del 1939 come data di inizio del conflitto mondiale, per parificare nazismo e comunismo sovietico. Inoltre si "ricorda che i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell'umanità, si rammenta l'orrendo crimine dell'Olocausto commesso dal regime nazista" e si "condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l'umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari". I due regimi totalitari vengono quindi associati nella risoluzione, scatenando le reazioni sui social, tra chi accoglie con favore il fatto che "finalmente" vengano denunciati anche i crimini comunisti e chi invece considera l'equiparazione un errore.
Lo stesso presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, difende lo spirito dell'iniziativa, con queste parole: "Noi non vogliamo che tornino Paesi in cui le libertà fondamentali siano compromesse, ricordiamoci che quarant'anni fa, a Praga, che è casa nostra, arrivavano i carri armati". Ed aggiunge: "Ci sono stati nella storia del Novecento dei fenomeni che non hanno consentito a tante persone di godere delle libertà. Nei Paesi europei, in particolare. Ecco il riferimento a quella risoluzione".
Critica invece l'Anpi, l'associazione dei partigiani italiani, che in una dura nota esprime preoccupazione per un documento dove si accomunano oppressi ed oppressori, invasori e liberatori, dimenticando lo spaventoso tributo pagato dall'Unione Sovietica con più di 22 milioni di morti. "Davanti al crescente pericolo di nazifascismi, razzismi, nazionalismi, si sceglie una strada di lacerante divisione invece che di responsabile e rigorosa unità", queste le conclusioni dell'Anpi.
Plaude invece favorevolmente al documento l'Unione degli Istriani, che sui social sottolinea che il testo può "spingere gli Stati membri (e non solo) a fare i conti col proprio passato, cioè con la propria storia. Sarebbe ora (come chiede da anni l'Unione degli Istriani) che Slovenia e Croazia riconoscessero con una risoluzione dei rispettivi parlamenti, che l'esodo di 350.000 incolpevoli Italiani da Istria, Fiume e Dalmazia fu e rimane un crimine contro l'umanità!".

Davide Fifaco

Foto: EPA
Foto: EPA