Foto: Biotehniška fakulteta, Ljubljana
Foto: Biotehniška fakulteta, Ljubljana

Un mondo che ci sta facendo fare i conti con un cambiamento climatico sempre più importante attraverso fenomeni atmosferici che portano a inondazioni, a temperature bollenti, all’estinzione di specie animali, allo scioglimento dei ghiacci e che sono sempre più difficili da gestire. Per questo motivo è urgente rendersene conto e continuare a investire nello sviluppo sostenibile affinché questo possa essere compatibile con la salvaguardia del pianeta per le generazioni a venire.

Il progetto BeBlue rappresenta l'evoluzione del precedente Bluegrass, un'iniziativa transfrontaliera conclusasi nel 2020 dopo il suo avvio nel 2017, coordinata dal Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha visto la partecipazione dell’Università di Lubiana insieme ad altri partener. Una produzione agroalimentare fondata sull'acquaponica, un metodo sostenibile di coltivazione senza suolo in serra, che combina acquacoltura e produzione di ortaggi. L'acqua del sistema circola costantemente e la maggior parte delle sostanze nutritive per la crescita dei prodotti proviene dagli escrementi dei pesci precedentemente trattati. Una produzione considerata un modello di economia circolare in quanto viene utilizzato circa il 90% di acqua in meno rispetto alla coltivazione tradizionale.

Foto: Oglasno sporočilo
Foto: Oglasno sporočilo

Nel nostro Paese, il sistema si basa sull'acqua dolce e coltiva trote, lattuga e altre varianti, mentre sul versante italiano si basa su quella salata e coltiva branzini, piccole piante e alghe. Oltre alla sostenibilità finanziaria, la sfida più grande di questa metodologia innovativa è dimostrare alle persone che il cibo prodotto con questi sistemi non è meno gustoso. "Oggi c'è la percezione che tutto ciò che è associato all'acquaponica sia insapore, prodotto chimicamente. Non è così, poiché i nutrienti sono naturali e il cibo viene prodotto con luce naturale", ha sottolineato Ana Slatnar della Facoltà di Biotecnologie di Lubiana. Secondo Patricija Pirnat, responsabile della produzione cooperativa dell’Agraria di Capodistria, questo sistema è particolarmente indicato per le aree degradate e le grandi città, nonché per le zone in cui il suolo è inquinato, in quanto tale produzione non consuma terreno.