Foto: Reuters
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La corsa alle vendite delle azioni di Deutsche Bank può essere riassunta nella frase di un analista finaziario rilanciata dall'agenzia americana Bloomberg: "È un chiaro segnale che il mercato prima vende e solo dopo fa domande". Forse perché non si fida, aggiungiamo noi, o perché teme di rimanere con il classico cerino in mano del debito.
Il crollo registrato ieri in borsa, infatti, è avvenuto quando gli investitori in possesso di titoli di debito emessi dall'istituto di credito tedesco hanno visto salire in maniera vertiginosa credit default swap quinquennali, ovvero dei contratti derivati che offrono a una controparte protezione contro un evento creditizio, come l'insolvenza o il fallimento di un emittente. E' come comprarsi all'ultimo momento un'assicurazione per un evento futuro che da qui a 5 anni, secondo nuove informazioni, è dato come sempre più probabile e per questo gli assicuratori vendono la polizza a un costo più elevato, per garantire loro stessi dal rischio ormai certo di dover pagare dei premi assicurativi.
Deutsche Bank non è nuova a questo genere di situazioni. Nel 2017, ha accettato di pagare una multa di 7,2 miliardi di dollari agli Stati Uniti per le sue "pratiche di prestito irresponsabili" effettuate nel 2006 e nel 2007 che hanno parzialmente causato la Grande Recessione. Nel 2018, in un solo giorno, ha licenziato più del 20% della sua forza lavoro globale, riuscendo così a registrare un profitto negli ultimi 10 trimestri.
Venendo all'oggi, i fallimenti di alcune banche americane hanno provocato un terremoto in tutto il sistema finanziario globale, portando a uno spericolato salvataggio di Credit Suisse, che ha lasciato a mani vuote quegli investitori che avevano 17 miliardi di dollari in rischiose obbligazioni dell'istituto elvetico. Aspetto che ha portato all'aumento dei tassi di credit default swap di Deutsche Bank, poiché gli investitori vogliono evitare di trovarsi nella stessa posizione.
L'ironia della sorte è che l'istituto tedesco ha regsitrato 5,7 miliardi di utili nel 2022, eppure sul suo presente pesano un passato non proprio limpido e il timore contagi. Non è detto che siano sufficienti le pronte rassicurazioni della Banca centrale europea, che ha detto di essere pronta a intervenire con la liquidità in caso di necessità, e del cancelliere Scholz, che ha difeso il percorso di rinnovamento intrapreso dalla banca.

Valerio Fabbri