"Da ieri sera abbiamo deciso di evacuare circa 5800 rifugiati e richiedenti asilo che tentavano di entrare in Grecia. Si tratta di una mossa precauzionale e dovuta". Di fronte alle telecamere, il ministro degli Interni turco, Süleyman Soylu, ha così annunciato la decisione di Ankara di portare indietro le migliaia di persone accalcate da un mese al confine con la Grecia.
Le crescenti preoccupazioni per l'allargarsi dell'epidemia di coronavirus in Turchia, dove il numero dei contagiati ha superato velocemente i tremilaseicento, ha spinto quindi Ankara a tornare d'urgenza sui propri passi sulla questione migranti.
Soylu ha aggiunto che i richiedenti asilo sono stati ridistribuiti in nove province turche, e verranno tenuti in quarantena all'interno di campi attrezzati. "Nessuno deve gioire di questa situazione: quando la pandemia sarà finita, chiunque voglia riattraversare il confine con l'Unione europea sarà libero di farlo", ha concluso Soylu.
La notizia dello sgombero degli accampamenti di fortuna sul proprio confine è stata accolta con sollievo da Atene. "Forse questo capitolo è stato finalmente chiuso", ha commentato a caldo il premier ellenico Kyriakos Mitsotakis. "Abbiamo assicurato alla Grecia e all'UE la protezione dei confini sia di terra che marittimi".
L'ultimo capitolo della crisi migratoria tra Turchia e Grecia era iniziato a fine febbraio, quando le autorità turche - denunciato l'accordo del 2016 con l'UE sulla gestione dei flussi migratori - avevano annunciato l'apertura dei confini per i rifugiati. Secondo l'ONU, circa 15mila persone avevano quindi tentato di attraversare il confine di terra tra i due paesi.

Francesco Martino

Foto: Reuters
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