Foto: EPA
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Prima dell'inizio della seconda giornata del processo contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia per atti di genocidio nei confronti dei palestinesi di Gaza, il Ministero degli Esteri israeliano ha affermato che il Sud Africa agisce come "il braccio legale di Hamas" e ignora ciò che è accaduto il 7 ottobre. "Abbiamo assistito ad una delle più grandi manifestazioni di ipocrisia della storia, aggravata da una serie di affermazioni false e infondate", ha detto un portavoce del Ministero. Secondo le sue parole "il Sud Africa ha completamente distorto la realtà a Gaza dopo il massacro del 7 ottobre e ha completamente ignorato il fatto che i terroristi di Hamas si sono infiltrati in Israele, hanno giustiziato, massacrato, violentato e rapito cittadini israeliani semplicemente perché erano israeliani, nel tentativo di compiere un genocidio". Il portavoce ritiene inoltre che il Sud Africa sta cercando "di consentire a Hamas di commettere nuovamente crimini di guerra, crimini contro l'umanità e crimini sessuali che ha ripetutamente commesso il 7 ottobre".
Intanto da Lubiana arriva l'annuncio che la Slovenia prenderà parte al procedimento sulle presunte violazioni di Israele nei territori palestinesi presso la Corte dell'Aia. Lo ha riferito il ministro degli Esteri, Tanja Fajon, precisando che si tratta di un procedimento separato dalla denuncia del Sud Africa. "Attualmente, la Slovenia non può unirsi a questa causa, ma potrebbe farlo successivamente a seconda della decisione del Tribunale", ha spiegato il ministro. "Il governo sloveno - ha detto - parteciperà al procedimento riguardante le azioni controverse di Israele a Gaza e nella Cisgiordania occupata, avviato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2022". Fajon ha dichiarato ancora che la Slovenia presenterà le sue posizioni durante l'udienza del 23 febbraio, esprimendo anche la speranza che la Corte chieda a Israele di porre fine all'operazione militare nelle prime fasi del procedimento.
La Presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar, ha elogiato la decisione del governo, sottolineando l'importanza di difendere lo Stato di diritto ed enfatizzando che la via da percorrere dovrebbe essere quella della diplomazia e della giustizia, anziché il ricorso al linguaggio delle armi.