Foto: Reuters
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In una nota del Servizio europeo d’azione esterna si legge che le discussioni “si concentreranno sulla ricerca di modi per ridurre le tensioni in corso e tornare così all’attuazione degli accordi di dialogo, in particolare l’accordo sul percorso verso la normalizzazione tra i due Paesi”. I due leader chiamati dal capo della diplomazia europea si sono recati a Bruxelles, ma hanno chiarito fin da subito che i colloqui si terranno in separata sede, evitando un faccia a faccia. Infatti, il presidente serbo Vučič ha dichiarato che con il premier kosovaro “non c’è nulla di cui discutere”. In quanto al primo ministro Kurti, ha incontrato anche Papa Francesco al Vaticano, per dei colloqui che hanno affrontato nuovamente la questione della crisi, e soprattutto la volontà del Kosovo di lavorare per la pace, il dialogo e la cooperazione.

Intanto, oltre all’Alto rappresentante Ue Borrell, che ha sottolineato la necessità immediata di una de-escalation e di nuove elezioni con la partecipazione della comunità serbo-kosovara, anche il Segretario generale della Nato Stoltenberg ne ha parlato, dichiarando che l’Alleanza ha accolto con favore gli sforzi compiuti dall’Unione europea per facilitare un dialogo tra Serbia e Kosovo, chiedendo ad entrambi di impegnarsi in buona fede e di astenersi da azioni unilaterali che potrebbero ulteriormente aumentare le tensioni. La crisi, scoppiata dopo l’insediamento di sindaci di etnia albanese nelle quattro municipalità a maggioranza serba nel nord del Kosovo, negli ultimi giorni si è aggravata, visto l’arresto di tre poliziotti kosovari da parte della Serbia. Situazione ricostruita in modo opposto da Pristina, secondo cui i tre agenti sarebbero stati sequestrati sul proprio territorio.

B.Ž.