Foto: EPA
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La manifestazione antigovernativa organizzata per denunciare i presunti brogli delle ultime elezioni a favore del partito del presidente Aleksandar Vučić è stata la settima protesta davanti la sede della Commissione elettorale, la più grande finora. È degenerata però in una contestazione violenta, che ha visto migliaia di persone dirigersi verso il municipio, dove in tanti hanno cercato di oltrepassare la recinzione e introdursi con la forza nell’edificio. Immediata la reazione del presidente Vučić il quale ha convocato una riunione urgente del Consiglio per la sicurezza nazionale, a seguito dell’arresto di una trentina di dimostranti e del ferimento di diversi agenti di polizia. Secondo il sindaco uscente di Belgrado, Aleksandar Šapić, quanto avvenuto nella capitale serba è di estrema gravità, visto l’obiettivo di attaccare con violenza le sedi istituzionali. Vučić dal canto suo ha annunciato la reazione delle istituzioni contro chi ha “terrorizzato e messo in pratica comportamenti violenti”, garantendo che “nessuno dei responsabili scamperà alla giustizia e alle legittime punizioni”. Anche da Mosca sono arrivate le prime reazioni circa i disordini, in particolare la portavoce del ministero degli Esteri russo ha commentato la situazione dichiarando che “i tentativi dell’Occidente di infiammare la situazione in Serbia sono evidenti" in quanto "stanno utilizzando le tecniche di Majdan” ha specificato, riferendosi alle proteste antigovernative del 2014 nella celebre piazza di Kiev contro l’allora presidente filorusso.

B.Ž.