Foto: EPA
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Mentre in migliaia sfilavano per le strade di Parigi per manifestare contro la sua candidatura, Eric Zemmour, polemista di estrema destra e dal 30 novembre ufficialmente candidato alla presidenza francese ha parlato davanti a 15 mila suoi sostenitori in un centro congressi della Banlieau nord di Parigi e con parole infuocate ha lanciato la sua corsa per l'Eliseo e per la "riconquista del più bel Paese del mondo".

Il leader del neonato movimento politico "Reconquete", Riconquista, un riferimento decisamente non velato alla "reconquista spagnola" contro la dominazione musulmana, ha lanciato il guanto della sfida accolto da ovazioni e da un tripudio di bandiere bleu-blanc-rouge. Il controverso opinionista è stato definito razzista, sessista e antisemita a causa delle sue dure dichiarazioni sull'immigrazione e sull'identità francese. Si è affermato nel Paese come “scrittore identitario”. Diversi suoi libri infatti parlano della crisi della civiltà francese e di problematiche legate all’immigrazione. Il suo ultimo libro “La France n’a pas dit son dernier mot” è uno dei libri più venduti – quasi 80mila copie solo la prima settimana – e durante le presentazioni ha registrato quasi sempre il sold out.

Per chi lo supporta Zemmour è l'unico candidato in grado di "salvare" la Francia dal "declino e dalla decadenza". Secondo i primi sondaggi si assesterebbe pochi punti sotto sia a Marine Le Pen sia a Emmanuel Macron, rappresentando un pericolo concreto, soprattutto per la prima, che rischia di perdere voti a suo favore.

Una candidatura destinata a far parlare e a dividere; come si è visto già questa domenica. Il comizio della Riconquista è, infatti, rapidamente sfociato in rissa quando un gruppo di attivisti antirazzisti ha tentato di manifestare contro il candidato presidente. I sostenitori di Zemmour hanno tirato pugni e sedie e i militanti del fronte opposto hanno dovuto essere scortati fuori dalla polizia.

Barbara Costamagna