Foto: Martegani
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Il confronto, epistolare, c’è stato e sono state individuate le aree di preghiera, ma con tutta probabilità si tratta solo di un nuovo capitolo di una polemica destinata a continuare.
Dopo aver avviato il confronto, per lettera, con le comunità islamiche, come chiedeva il Consiglio di Stato, il Comune di Monfalcone ha comunicato in una nota di aver individuato le aree per consentire la preghiera alla Comunità islamica della città.
Si tratta dell'area parco giochi Salita alla Rocca e dell'area Terme romane, a cui si aggiunge il bocciodromo di via Cosulich, in gestione alla società Fincantieri, “per il quale andranno assunti tutti gli adempimenti di legge, assicurativi e relativi alla sicurezza e al mantenimento dell'integrità del terreno dei campi da gioco”.
Le Comunità Islamiche si sono prese del tempo per valutare i siti e dare un giudizio, ma la soluzione con tutta probabilità non risolverà il problema, anche perché proprio l’area Terme romane era già stata indicata in passato dalla Questura, e considerata dalle Comunità islamiche non adeguata, sia per la distanza dal centro sia per le caratteristiche del luogo.
Il Comune però sottolinea che si tratta di un sito che “si può raggiungere agevolmente dal centro, è ben servito con linea urbana di bus ed è raggiungibile anche in bicicletta sostanzialmente nello stesso tempo”, e come sia un luogo “accessibile, dignitoso e curato”.
Riguardo l’area parco giochi Salita alla Rocca, l’amministrazione sottolinea che si trova “in pieno centro cittadino”, a 550 metri dal municipio di Monfalcone e a 800 metri dai due Centri, “raggiungibile a piedi in pochi minuti”, un luogo “assolutamente dignitoso e curato”.
“I siti provvisori individuati – dice il Comune - presentano pienamente i requisiti necessari in quanto sono accessibili e dignitosi, collocati in aree non disagiate, facilmente raggiungibili anche con mezzi pubblici e sono adatti alla predisposizione di coperture per la protezione in caso di pioggia”, e, aggiunge la nota “non corrisponde al vero che quelli indicati siano luoghi “ubicati in punti del tutto defilati e periferici e che risultano pressoché irraggiungibili per gli associati”.
Per il Comune di Monfalcone invece “nessuna delle strutture pubbliche aggregative del territorio può assolvere alle richieste dei Centri Culturali islamici, in quanto utilizzate costantemente dalle associazioni sportive, dalle Scuole, da altre organizzazioni oppure dal Comune stesso, pertanto non disponibili”.
L’amministrazione monfalconese ha anche ribadito che il confronto previsto nella decisione del Consiglio di Stato “debba essere svolto in forma epistolare proprio perché il contraddittorio richiede la necessaria certezza e chiarezza nella interlocuzione delle rispettive posizioni”.
Nella nota si ricorda anche che, quella “leale collaborazione”, che dovrebbe essere ottemperata in maniera biunivoca "e che invece viene pretesa dai Centri islamici, di fatto è stata violata, con il ripetuto mancato rispetto delle decisioni del Consiglio di Stato”. In ogni caso, aggiunge la nota, “in uno Stato laico non compete all’istituzione pubblica farsi carico di destinare spazi pubblici alle attività di culto delle diverse confessioni” e che “esiste un provvedimento granitico che sancisce che i centri islamici non possono essere utilizzati come luoghi di culto”.
Alessandro Martegani