In questi mesi la pandemia del Coronavirus ha riportato indietro di qualche anno le abitudini dei cittadini europei, con la rapida rinascita di confini che ormai non esistevano più da tempo. Tra questi, quello tra Italia e Slovenia, che di fatto ha influito sulla quotidianità di migliaia di persone che vivono nelle zone a ridosso della frontiera. La gestione, ovviamente diversa, che i governi di Italia e Slovenia hanno dovuto necessariamente portare avanti, adattandosi a quanto stava avvenendo sui rispettivi territori nazionali, ha comportato che i confini italiani venissero aperti prima ai cittadini sloveni rispetto a quelli sloveni per gli italiani. Questa "disparità" a molte persone del Friuli-Venezia Giulia ed in particolare di Trieste, a leggere sui social, non è decisamente piaciuta. Sotto ai vari articoli che raccontavano gli sviluppi di come si stava svolgendo la progressiva apertura, molti hanno criticato la scelta di non lasciare almeno ai cittadini della vicina regione italiana di varcare la frontiera, accusando, spesso ingiustamente, l'uno o l'atro governo di non permettere il transito. Le lamentale in molti casi erano accompagnate dalla promessa di non recarsi più in Slovenia, visto che secondo gli utenti italiani dei social, la loro presenza non era gradita. Promesse che in realtà in questi primi giorni di apertura "totale" non sembrano per nulla essere state mantenute, osservando le code che si sono formate, anche vicine all'ora di attesa, in particolare perché molti cittadini del Friuli-Venezia Giulia sono stati attratti dal prezzo decisamente favorevole del carburante e sicuramente anche dalla voglia di ritrovare la consueta "normalità" pre-covid. In tutto questo va sottolineato anche il corretto comportamento delle forze dell'ordine presenti ai valichi: la sensazione è sempre stata quella che abbiano cercato di agevolare il traffico, senza prolungare i dovuti controlli.

Davide Fifaco

Foto: Radio Capodistria/Fifaco
Foto: Radio Capodistria/Fifaco