Sono state due le manifestazioni della sinistra organizzate a Trieste in occasione dell’apertura della sede di Casapound in città, ma l’evento della giornata non è stato l’unico tema delle contro manifestazioni: sia il corteo organizzato da Trieste Antifascista, l’assemblea permanente antifascista, antirazzista e antisessista, che riunisce una serie di sigle sindacali, movimenti di sinistra e associazioni, sia il presidio tenuto dal Partito democratico e da altre associazioni sotto la sede del municipio in piazza Unità, hanno puntato l’attenzione soprattutto sull’immigrazione e sul blocco dei porti deciso dal governo.

La stessa manifestazione di Trieste antifascista, partita da piazza Oberdan con centinaia di persone che hanno sfidato la pioggia per partecipare al corteo e arrivare attraverso il centro a piazza Goldoni, era aperta da uno striscione che riprendeva lo slogan della manifestazione: “Chiudiamo Casapound e apriamo i porti”. Un tema ha detto, Eugenia Sardo, del Coordinamento Donne Cgil, diventato un’emergenza umanitaria: “Si è deciso di aprire la manifestazione con lo slogan “Chiudiamo Casapound e apriamo i porti”, perché rispetto all'antifascismo che ci conduce a contrastare Casapound, quella dell’immigrazione raccoglie molta più urgenza, è una cosa molto più grande, vista la disumanità dimostrata verso persone lasciate su una nave per giorni e giorni senza un motivo. C’è un’onda nera che sta avanzando nel paese: vogliono togliere i diritti, vogliono imporre uno stato di polizia, dividere il mondo tra poveri e abbandonati senza diritto e pochi ricchi.”

Le due manifestazioni si sono svolte tranquillamente, con molti slogan antifascisti, alcuni ripresi dagli anni 70, ma al centro delle critiche anche il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, che proprio di recente aveva criticato la presa di posizione oltre 800 medici, che avevano sottoscritto l’appello ad accogliere i migranti della Sea Watch.
“Questo appello – spiega Pierpaolo Brovedani, primario neonatologo dell'ospedale infantile Burlo di Trieste, autore dell’appello - è stato sottoscritto da tantissimi medici che hanno voluto rompere il silenzio. Tantissimi, anche giovani, specializzandi, che lavorano quotidianamente negli ospedali, hanno voluto subito aderire, e le adesioni continuano. Vogliamo far sì che i medici, come gli insegnanti, come tutti quelli che hanno una professione, anche nel pubblico, possano dire la loro sui temi di propria competenza. Siamo medici, ed è un nostro dovere attivarci per la protezione del bambino, del minore, del disagio psichico, che secondo molti colleghi era latente su quella nave”.
“Fedriga - aggiunge - ha sbagliato a contestare l’appello: quella era un'emergenza sanitaria, c’era il rischio di epidemie: trovo grave il cinismo di chi ha negato, con negazionismo dell'ultima ora, che ci fossero minori a bordo, soprattutto se si tratta di un Presidente della regione, che ha un ruolo istituzionale”. Brovedani ha anche sottolineato il “risveglio antifascista antirazzista di Trieste​: chi vuole fascistizzare Trieste – ha detto - troverà un fronte formato non solo dall'assemblea permanente antifascista, ma anche dalla CGIL, dall’ANPI, dal comitato in difesa della Costituzione di Trieste, e tante altre forze:”

Critici con Fedriga e il governo anche gli interventi del presidio del Pd, che ha posto in primo piano il tema dell’immigrazione e la vicenda della Sea Watch, piuttosto che la protesta contro Casapound: “A nessuno di noi piace che venga aperta la sede di Casapound a Trieste – dice la segretaria provinciale del Pd Laura Famulari –, ma oggi siamo qui a manifestare contro le politiche del governo in materia di diritti umani, perché siamo disgustati dal fatto che si giochi sul destino di 50 persone per fare una propaganda elettorale continua. Non possiamo accettare di chiudere gli occhi, e troviamo molto bello e importante che la società civile, persone che appartengono a qualsiasi partito, che votano anche cose diverse dal Partito Democratico, vogliano manifestare per sostenere che dobbiamo restare umani, e che non si possono utilizzare le persone per sporchi giochi di potere”.
“Quando si è trattato di votare la modifica al trattato di Dublino, quello che fa sì che le navi arrivino nel nostro territorio, - ha aggiunto - non c'erano la Lega e i 5 Stelle: allora di che cosa stiamo parlando? Ci stiamo prendendo in giro, facendo soffrire le persone, facendo passare dei principi che non hanno nulla a che fare con la nostra civiltà, con l'Italia, e con la democrazia”.

I temi sono gli stessi, ma sullo sfondo rimane lo scontro fra le anime della sinistra, giunte allo scontro aperto nella manifestazione dello scorso novembre, e divise anche nel giorno dell’inaugurazione della sede di Casapound, pur condividendo i contenuti della protesta.

Alessandro Martegani

Foto: Radio Capodistria/Alessandro Martegani
Foto: Radio Capodistria/Alessandro Martegani