Fu il più terribile disastro minerario italiano, ma fu anche una tragedia a lungo dimenticata: il 28 febbraio del 1940 ad Arsia, città mineraria Istrana, persero la vita 185 persone, istriani, ma anche italiani della penisola, sloveni e croati.
Fu una tragedia annunciata, per le misure di sicurezza del tutto ignorate, lo sfruttamento senza criteri della miniera ordinato dal regime fascista, ma anche una tragedia a lungo ignorata, dal governo italiano perché l’area del disastro non apparteneva più all’Italia, dal governo croato perché era avvenuta sotto l’amministrazione italiana.
Solo negli ultimi decenni quelle vittime sono state ricordate grazie alla buona volontà di organizzazioni come il Circolo di cultura istroveneta Istria, che ha organizzato a Trieste un incontro di studi che anticipa la commemorazione in programma il giorno della tragedia.

Foto: Martegani
Foto: Martegani

I lavori hanno ricordato i185 minatori, ma in generale tutti i martiri del lavoro. Quei fatti a lungo rimossi dalla coscienza collettiva, potrebbero infatti diventare un simbolo europeo della necessità d’impegnarsi per la sicurezza e la dignità del lavoro.
“Si tratta di un tema quanto mai attuale – dice Ezio Giuricin, presidente del Circolo Istria: -: se guardiamo le cronache di questi giorni, con tanti martiri del lavoro, tanti incidenti sul lavoro, questo episodio, grevissimo, tragico del 28 febbraio 1940, in cui perirono 185 minatori ci riporta all'importanza non solo di ricordare un momento così tragico, che aveva sconvolto l'Istria e l'Italia a quell'epoca, ma anche quanto sia importante oggi fare qualcosa affinché queste morti sul lavoro non si ripetano più o possano essere limitate al massimo”. “Proprio oggi da questa tavola rotonda partirà, oltre alla commemorazione e al ricordo di questo episodio, purtroppo in parte dimenticato, anche un appello a fare qualcosa di concreto, affinché, anche attraverso Arsia e Marcinelle, si ricordino tutti i martiri del lavoro e si facciano delle politiche concrete per fare in modo che questi tragici eventi si ripetano”.

Alessandro Martegani