Foto: Davide Fifaco
Foto: Davide Fifaco

Resa dei conti in Consiglio comunale a Trieste: dopo la decisione del centro sinistra di far mancare il numero legale nella seduta della scorsa settimana, la battaglia si è riaccesa questa sera sulla lunga serie di ordini del giorno, 66, proposti in gran parte dall'opposizione e sistematicamente respinti, senza nemmeno discutere, dalla maggioranza.
Alcuni consiglieri della maggioranza avevano anche annunciato esplicitamente di non voler votare, visto l'atteggiamento dell'opposizione della seduta precedente.
Una situazione che è esplosa quando la maggioranza di centro destra ha votato contro due documenti che chiedevano un impegno e politiche attive contro le discriminazioni di genere e contro la violenza sulle donne. Tutta la maggioranza ha bocciato il documento, così come il consigliere Ugo Rossi di Insieme liberi, autore di un contestatissimo intervento che tendeva a ridurre la portata del fenomeno della violenza sulle donne.
Il voto contrario, accanto al silenzio della maggioranza sull’intervento di Rossi, ha innescando la reazione del centro sinistra, che prima ha chiesto una pausa, poi si è confrontato con la maggioranza su un testo di una mozione comune, ma, vista l'impossibilità di raggiungere un accordo, anche per il rifiuto della presidenza e del centro destra di votare subito un testo, ha abbandonato i lavori e convocato una conferenza stampa immediata all’esterno del palazzo del Comune.
“La maggioranza non si è espressa – ha detto la consigliera del Pd e prima firmataria degli ordini del giorno Valentina Repini – e ha votato contro su un tema delicato e fondamentale come la violenza sulle donne. È un atto gravissimo”. “Questo fenomeno si combatte ogni giorno, con atti come questo e politiche attive del Comune - ha aggiunto Laura Famulari del PD - e invece dobbiamo assistere al silenzio di fronte a un intervento ignobile come quello di Rossi e addirittura la voto contrario della maggioranza”. “Quello del centro destra – ha detto Alessandra Richetti dei 5 Stelle – è un affronto a tutte le donne in difficoltà”.
L’offerta del centro destra era di convergere su un testo comune, ma da votare nelle prossime sedute perché, ha detto in aula il presidente Panteca, non si possono inserire nell’ordine del giorno mozioni in una seduta in seconda convocazione. Questa interpretazione però è stata respinta dal centro sinistra, che ha ricordato che le mozioni urgenti possono esser votate in qualunque momento. “La volontà della maggioranza era di bocciare tutto – ha commentato Riccardo Laterza di Adesso Trieste –: gli abbiamo dato la possibilità di rimediare, ma non ci prestiamo a questo gioco”.
Diametralmente opposta la visione della maggioranza, rimasta ancora una volta da sola in aula. “Noi avevamo proposto di lavorare su un testo condiviso, ma pensato con calma, non certo da votare questa sera – ha detto Marcelo Medau di Fratelli d’Italia -: loro hanno rifiutato perchè evidentemente cercavano solo di avere due righe sul giornale”.
“Avevamo chiesto tempo per trovare un accordo su un testo comune su un tema così delicato – ha aggiunto Stefano Bernobich della Lega -, che fra altro non può essere proposto insieme ad altre decine di ordini del giorno su temi più disparati”. “Siamo al ridicolo – ha commentato Lorenzo Giorgi di Forza Italia – evidentemente valgono di più le ragioni di bandiera piuttosto che approvare un documento comune su un tema così importante”. “L’opposizione – ha concluso Mirko Martini di Noi Moderati – ha dimostrato ancora una volta che non ha alcuna voglia di discutere sui temi, e che si muove su una linea ideologica”.
Con la mancata mozione sulla violenza sulle donne è saltata fra l’altro anche un’altra mozione in programma nella serata, che riguardava la libertà di stampa, presentata dalla consigliera Rosanna Pucci del PD. Il testo chiedeva in particolare al Consiglio Comunale di prendere posizione contro il cosiddetto “emendamento Costa” al codice di procedura penale, che vieterebbe la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell’udienza preliminare. Il provvedimento aveva provocato nelle scorse settimane la protesta dell'Ordine dei giornalisti nazionale e della Federazione nazionale della stampa, che non aveva presenziato alla conferenza di fine anno della premier Meloni. Il testo presentato in Consiglio comunale esprime “piena solidarietà ai giornalisti di Trieste, a tutto l’Ordine dei Giornalisti FVG, all'Assostampa FVG, nonché al CNOG e alla FNSI per il provvedimento cosiddetto nuova legge bavaglio” e invitava “il Presidente del Consiglio comunale ad inviare una nota in cui viene espressa la solidarietà in oggetto da parte del Consiglio comunale di Trieste”. Pucci, al termine della seduta, ha annunciato che ripresenterà il testo per far esprimere il Consiglio su un tema chiave come alla libertà di stampa.
In apertura di seduta l’aula si era accesa anche su un ordine del giorno della consigliera Valentina Repini del Pd che chiedeva di valorizzare il turismo sostenibile in città. Dall'opposizione sono giunte critiche all'amministrazione per la gestione del turismo e in generale per i servizi offerti, e una situazione che avrebbe causato la chiusura di 545 esercizi commerciali, come hanno sottolineato i consiglieri Laterza di Adesso Trieste e Russo del Pd. Lo stesso sindaco Roberto Dipiazza ha però sottolineato come sia stato fatto molto a Barcola per la nautica e la viabilità, e ricordato lo sviluppo del traffico del turismo crocieristico e l'apertura di nuovi esercizi. “Abbiamo incassato sette milioni di euro in più senza aumentare le tasse – ha detto – segno che in città si guadagna di più”. “La sua visione della città – ha però replicato Russo– è minimale e minoritaria, lei è incapace di ascoltare i suoi stessi elettori”. Il dato sulle chiusure va però confrontato con le aperture, ha poi aggiunto la vicesindaca Serena Tonel, ricordando anche che quella delle chiusure degli esercizi commerciali è una tendenza nazionale che non riguarda solo Trieste.

Alessandro Martegani