Foto: BoBo
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Sono più di due milioni, per la precisione 2.079.886, gli ettolitri di vino rimasti invenduti nelle cantine del Friuli Venezia Giulia.
La pandemia ha avuto un effetto pesante su uno dei settori più importanti per l’agricoltura della regione: le lunghe chiusure di bar, locali e ristoranti hanno modificato le abitudini dei cittadini, facendo crollare le vendite. Nelle cantine delle aziende regionali è rimasta una quantità di vino equivalente a quella prodotta in un'intera vendemmia, con un incremento di quasi 4 milioni di litri sullo stesso periodo del 2020.
“Le giacenze di vino nella nostra regione - afferma il responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Fvg, Marco Malison - sono di poco superiori a quelle del 2020, ma siamo ugualmente molto preoccupati sia perché le eccedenze italiane deprimono anche il mercato dei vini locali, sia perché il dato regionale è frutto di una forte adesione a misure di riduzione volontaria della produzione messe in atto dai viticoltori la scorsa vendemmia”.
Quello del vino è il primo settore dell’export agroalimentare made in Italy, e a livello nazionale sviluppa un fatturato da 11 miliardi di euro, dando opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone.
Ora si guarda alle riaperture con fiducia, ma anche con qualche timore per i possibili effetti determinati dalla pandemia e dalle chiusure sulle abitudini degli italiani. La Coldiretti ha sottolineato le difficoltà di tutto il sistema del turismo enogastronomico, a partire dagli agriturismi, 343 aziende in Friuli Venezia Giulia, 243 delle quali con ristorazione, che nell’anno della pandemia hanno perso fra il 60 e l’80 per cento del fatturato.
A livello nazionale la Coldiretti ha stimato in 1,2 miliardi di euro la perdita per i 24mila agriturismi della penisola, pari a 1,1 milioni di tonnellate i cibi e i vini invenduti a causa del lockdown. Oltre al danno già registrato, c’è poi il timore che la chiusura di molte aziende, e il cambiamento delle abitudini, portino addirittura all’estinzione di oltre 5mila specialità dell’enogastronomia locale, per la mancanza di sbocchi di mercato, l’assenza di turisti e la chiusura di ristoranti e agriturismi.

Alessandro Martegani