Foto: BoBo/Tomaž Primožič
Foto: BoBo/Tomaž Primožič

La sospensione del trattato di Schengen e i controlli ai confini sono uno dei temi principali dell’incontro fra i ministri degli interni di Slovenia, Italia e Croazia, in corso a Trieste.
Nel palazzo della prefettura si sono ritrovati il Ministro dell'Interno italiano Matteo Piantedosi, che prima del vertice ha anche presenziato al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal prefetto Pietro Signoriello, il ministro Boštjan Poklukar, e l’omologo croato, Davor Božinović.
Il tema del vertice non è stato reso pubblico, ma di certo i ministri si confrontano sul ripristino dei controlli ai confini, sulla sicurezza in relazione alla situazione in medio oriente, e anche sulla durata e sulle modalità dei controlli, su cui i tre paesi, tutti compresi dell’area Schengen, hanno posizioni differenti.
La Slovenia ha già stabilito di continuare almeno fino al 19 novembre lungo i confini con Ungheria e Croazia, ma le indicazioni giunte da Piantedosi, che dovrebbero essere confermate dopo il vertice, sembrano far pensare a una proroga dei controlli italiani lungo il confine con la Slovenia per tutto l’inverno.
In un’intervista al quotidiano il Piccolo, lo stesso Piantedosi aveva dichiarato che l’obiettivo del Governo è "minimizzare l'impatto della misura sui cittadini dei nostri paesi" confermando l'intenzione di "mantenere un rapporto di grande collaborazione con sloveni e croati”, definiti “nostri amici e partner importanti", ma aveva anche ammesso che oltre al fattore sicurezza, il fine dei controlli è anche quello di limitare gli arrivi di migranti lungo la Rotta balcanica, una linea che l’amministrazione regionale e anche molti comuni in Friuli Venezia Giulia sostenevano da mesi, ben prima dello scoppio della crisi in Medo Oriente.
Più distante la posizione di Zagabria, che con lo stesso premier Andrej Plenković aveva fatto sapere di ritenere i controlli ai confini inutili nella lotta al terrorismo e chiesto invece di rafforzare la cooperazione fra le forze di polizia dei paesi lungo la rotta Balcanica.

Alessandro Martegani