Foto: Radio Capodistria/Fifaco
Foto: Radio Capodistria/Fifaco

Il prossimo sabato 25 settembre alle ore 16 a Trieste si terrà una manifestazione per sensibilizzare la popolazione del capoluogo giuliano sulle difficoltà che in questo momento sta vivendo la popolazione afghana, in particolare con le quasi impossibili procedure per i ricongiungimenti famigliari ed il rilascio di visti umanitari. L'Ics è uno degli organizzatori dell'evento; queste le parole del presidente Gianfranco Schiavone:

"La prima cosa da fare è concludere gli impegni che si sono presi, quindi concludere l'evacuazione umanitaria. Ricordo che centinaia di persone non sono riuscite a partire con il famoso ponte aereo e sono rimaste bloccate in condizioni di estremo pericolo. Sappiamo che è molto difficile agire, però bisogna farlo, anche attraverso canali riservati e riuscire a far partire queste persone dall’Afghanistan e dai paesi vicini, visto che la maggior parte sono già andati nei paesi vicini; ma una volta arrivati la trovano le ambasciate chiuse, i visti che non vengono rilasciati, una situazione di caos totale e quindi di fatto una situazione di abbandono totale. Quindi ora non possiamo chiudere con gli aiuti, che sono stati benemeriti, con appunto il peggiore degli abbandoni possibili.
Dopodiché bisognerà chiaramente pensare a programmi di lungo periodo di reinsediamento da Paesi terzi, di rilascio di visti umanitari, di creazione di nuove possibilità di ingresso, come visti di studio, di far venire i familiari dei rifugiati che sono già presenti nel nostro paese.
In generale, visto che siamo a Trieste e siamo quindi il punto terminale della rotta balcanica, un cambio profondo di atteggiamento e di azione sulla rotta balcanica, che non sia più la rotta della violenza e dei respingimenti degli stessi Afghani a pochi chilometri da qua. Il che è un'aberrazione morale e politica incredibile. Ci vuole un deciso intervento dell'Unione Europea, che non sia più quella che di fatto sostiene la Croazia nelle azioni di respingimento, ma che l'Unione Europea, appunto, e la Croazia, divengano paesi in cui le persone possano entrare, necessariamente anche transitare, perché non tutti possono fermarsi in un paese così piccolo come la Croazia e questa non sia più un imbuto, un cane da guardia sostanzialmente, per respingere gli afghani. Gli stessi sui quali poi piangiamo o di cui vogliamo fare i programmi di reinsediamento".

Davide Fifaco