Foto: Martegani
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Cresce la reazione nel mondo della scuola dopo la decisione della Giunta del Friuli Venezia Giulia di tenere chiuse le scuole superiori fino al 31 gennaio. Presidi di protesta di studenti e genitori si moltiplicano in tutta la regione, ed è stata anche avviata una raccolta di firme per chiedere la riapertura degli istituti.
Anche a Trieste, in piazza Unità, genitori e ragazzi hanno manifestato di fronte alla sede della Giunta regionale, esprimendo tutto il proprio disagio per una decisione ritenuta incomprensibile e lesiva dei diritti di ragazzi. “Siamo stanchi -ci dice Silvia Fantinel, una delle organizzatrici della protesta -, pensiamo che i ragazzi abbiano bisogno e abbiano il diritto di andare a scuola in presenza. Su questo tema invece c'è un silenzio assordante, solo promesse. Vogliamo richiamare l’attenzione sulla scuola e anche far capire ai ragazzi che genitori lottano per i loro diritti”. Le ragioni della Giunta regionale, che ha ricordato come parte dei contagi siano legati all’apertura delle scuole superiori, vengono rinviate al mittente. “I dati del ministero della salute rivelano che solo il due per cento dei focolai si sviluppano nella scuola: la decisione della giunta del Friuli-Venezia Giulia sinceramente ci sconcerta perché a due giorni dalla riapertura, con la speranza dei ragazzi di entrare in classe, hanno deciso di bloccare tutto e non sappiamo quando si ripartirà. Il timore è che non si riapra nemmeno a febbraio: per questo è importante che si crei un fronte comune, e che inizi a diffondersi l’idea che bisogna fare qualcosa e non subire e basta.”
Quella di piazza Unità non è l’unica protesta programmata: genitori e studenti torneranno in piazza nei prossimi giorni e sulla rete corre anche la proposta di uno sciopero della didattica a distanza nella giornata di lunedì.
Un dissenso che sembra crescere, ma che per ora non smuove la Giunta dalla decisione assunta a inizio settimana: “Pur conoscendo le difficoltà che stanno avendo gli studenti, - ha spiegato oggi il presidente della Giunta Massimiliano Fedriga - terminare il quadrimestre con la didattica a distanza è una scelta di responsabilità, che è stata accolta favorevolmente dalla maggior parte del mondo scolastico. Chiedere il ritorno alle lezioni in presenza è legittimo, - ha aggiunto - ma è necessario avere ancora un po' di pazienza per tutelare la salute dei ragazzi, dei docenti e delle loro famiglie. Il Covid è ancora molto diffuso in Friuli Venezia Giulia e non possiamo permetterci passi falsi: riaprire le scuole per poi doverle richiudere subito dopo sarebbe un danno ancora più grave".
Ad attaccare però è anche l’opposizione in Consiglio regionale: “Un'indagine condotta in 31 paesi dell'Ue e ripresa dall'Istituto superiore di Sanità – dice una nota dei consiglieri regionali 5 Stelle Ilaria Dal Zovo e Andrea Ussai, presente in piazza Unità - ci informa che non esiste alcuna evidenza che le strutture scolastiche abbiano svolto un ruolo significativo nella trasmissione del Covid-19”, e i dati sulla positività ai tamponi nei ragazzi dai 10 ai 19 anni, “si riferiscono al periodo che va dal 30 novembre al 27 dicembre, quando ormai gli studenti non sedevano da mesi sui banchi di scuola: evidentemente il luogo del contagio è stato un altro”. “Poiché le scuole sembrano essere ambienti sicuri, è evidente che la scelta di chiudere certifica il fallimento della politica sanitaria regionale e delle misure preventive adottate finora dal centrodestra: a confermarlo – aggiunge la nota - è il monitoraggio di indicatori come la mortalità e l'occupazione dei posti letto da pazienti Covid-19 in area medica (51%) e terapia intensiva (34%), attualmente tra i più alti in Italia”. “È intollerabile - concludono i consiglieri pentastellati – che si discuta di andare a sciare quando ai ragazzi non è stato ancora concesso di riprendere la scuola in presenza”.
Anche il consigliere regionale del gruppo misto, Walter Zalukar, sottolinea come si rischi “di compromettere seriamente l'educazione in senso ampio delle future generazioni”. La decisione di tener chiuse le scuole, aggiunge “non poggia su solide basi scientifiche e, per di più, lede il diritto all'istruzione, peggiora la qualità educativa e,
non da ultimo, inficia la serenità e la possibilità per le famiglie di programmare la propria vita proprio in un momento difficile per molti, rischiando d’innescare un meccanismo perverso”.

Alessandro Martegani

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