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Foto: Martegani
Foto: Martegani

È un appuntamento giunto alla settima edizione, ma quest’anno ha un significato particolare: la crisi nella Striscia di Gaza e il ritorno di manifestazioni anti israeliane, e anche di sentimenti apertamente antisemiti, hanno reso ancor più significativa la posa a Trieste delle pietre d’inciampo, i blocchetti di ottone, ideati dall'artista tedesco Gunter Demnig con i nomi di deportati morti nei campi di concentramento e collocati di fronte alle abitazioni delle vittime, per favorire una memoria diffusa della Shoah.
Lo stesso Demnig ha posato le 13 pietre d’inciampo previste quest’anno nel capoluogo giuliano, di fronte a 11 edifici. La prima, posata in piazza Ponterosso, era dedicata a Egon Brunner, ucciso nel 1944 nella Risiera di san Sabba, dopo esser stato rastrellato con altri pazienti in ospedali e cliniche del triveneto.

Gunter Demnig (Foto: Martegani)
Gunter Demnig (Foto: Martegani)

Alla cerimonia hanno partecipato, accanto ai vertici della comunità ebraica, anche il presidente della regione Massimiliano Fedriga, il sindaco Roberto Dipiazza e il Prefetto Pietro Signoriello. Proprio il Commissario di Governo ha ricordato come la storia non debba essere solo studio e conoscenza del passato, ma anche consapevolezza del dolore e dell’orrore che hanno provato le vittime della Shoah. “Tutti noi - ha aggiunto - dobbiamo essere costantemente operatori di pace, nessuno può chiamarsi fuori”.
Fedriga ha ricordato l’aumento di manifestazioni di antisemitismo in Europa: “Non possiamo permettere che ci sia un aumento dell'antisemitismo – ha detto – dobbiamo partire dai giovani per evitare rigurgiti antisemiti”. Il sindaco Dipiazza ha invitato tutti a stare vicino alla comunità ebraica, unendosi all’appello ai giovani, presenti con una classe del liceo di Trieste Francesco Petrarca, che, come ha ricordato la dirigente scolastica Cesira Militello, partecipa da sette anni all’iniziativa, coinvolgendo i ragazzi e insegnando che la storia “non va solo studiata, ma va attraversata, comprendendo anche gli orrori e il dolore”.
E dell’aumento dell’antisemitismo e delle manifestazioni antisemite e anti israeliane in Europea ha parlato anche il Rabbino capo di Trieste Alexander Meloni, sottolineando come i sentimenti antisemiti siano ormai evidenti in Europa. “Quest'anno – ha detto a margine della cerimonia – è un appuntamento particolare. È anche un giorno che viene celebrato con un po' di amarezza, poiché sembra che tutto il lavoro che è stato fatto sia stato vano. Oggi il popolo che ha subito questa persecuzione viene accusato a sua volta di compiere atti simili, che è assurdo. Io capisco che vedere delle vittime possa commuovere le persone, ed è giusto che sia così, deve commuovere le persone, tuttavia non ci si deve fermare solo a quella che è l'apparenza se vogliamo evitare che si possa ripetere quello che è successo durante la Seconda guerra mondiale".

Foto: Martegani
Foto: Martegani

"Bisogna fare una riflessione seria e giusta, non confondere i termini, non sbagliare: se ci fermiamo ai numeri, solo ai numeri, e se sono i numeri che provocano in noi emozione e che ci fanno vedere che coloro che hanno subito queste uccisioni hanno dei numeri maggiori di vittime, a questo punto dovremmo essere anche dalla parte dei nazisti, che nella seconda guerra mondiale sono su coloro che hanno avuto il più alto numero di vittime civili, che è un assurdo!
Bisogna invece saper vedere al di là dei numeri, guardare ai meccanismi e alle motivazioni che provocano certe reazioni. La morale e l'etica esistono anche quando ci sono atti di violenza: se lo scopo di una persona che uccide è distruggere la persona per quello che è, quest’atto è più grave moralmente ed eticamente rispetto a quello di una persona che uccide involontariamente. La stessa legge prevede una differenza tra l'uccisione colposa e l'uccisione premeditata: è proprio questo che noi non dobbiamo dimenticare, per evitare che si ripeta quello che è successo e soprattutto per evitare l'antisemitismo che si sta di nuovo sviluppando”.
Ma lei avverte concretamente un aumento dell’antisemitismo nella società in Europa e in Italia?
“Assolutamente. Lo vedo in aumento non tanto nella quotidianità, nella sfera privata degli individui, ma ogni volta in cui si fanno delle manifestazioni; in particolar modo le manifestazioni organizzate in questi giorni a sostegno del popolo palestinese sono profondamente antisemite, e quello che mi preoccupa è che le persone che partecipano a queste manifestazioni inneggiano con dei slogan antisemiti che sottintendono una distruzione totale di un popolo, e non se ne rendono neanche conto: quando si dice ‘Palestina libera dal Giordano al mare’, si sottintende proprio la distruzione di tutto il popolo che si trova in mezzo, e questo lo trovo preoccupante. Non si possono autorizzare certi slogan o dire certe cose: bisogna sapere che le parole hanno un peso e hanno una forza".
Secondo lei c’è una sorta di pulsione antisemita inconsapevole che riemerge nei momenti di crisi?
Non credo sia inconsapevole, credo che sia una consapevolezza da parte delle persone che inneggiano alla distruzione di Israele, non da parte di tutti ovviamente, ma sicuramente i dirigenti o gli organizzatori di queste manifestazioni o di questi gruppi lo sanno perfettamente. Non è retorica dire che l’antisionismo oggi è antisemitismo.”
“L’antisionismo, diceva il rabbino Sacks, ex rabbino capo di Londra che ci ha lasciato un po' di anni fa, è uno strano fenomeno che si adatta alle mode del periodo, e la moda della nostra epoca sono i diritti civili, Lo vediamo quando si cerca di accusare il popolo israeliano e il popolo ebraico di commettere atti contro i diritti civili: questo è antisemitismo. Altri gruppi fanno esattamente la stessa cosa altrove, quello che è strano è che quello che succede altrove, visto che non coinvolge il popolo ebraico, non interessa più di tanto, mentre questo conflitto, che è un conflitto serio, mobilita tutti per un solo motivo: perché di mezzo ci sono gli ebrei”.

Alessandro Martegani