In Friuli la Festa dell'Epifania viene accompagnata dal Pignarul, un'alta catasta di legna e fieno che viene accesa al calare del sole il 5 o più frequentemente proprio la sera del 6 gennaio; un rito conviviale che vede tutta la comunità unita attorno al fuoco. Una tradizione che si rinnova immutata dal 1928.

I Pignarui sono quindi il retaggio di antichi riti pagani. Iniziano con l'accensione delle foghere, i falò di fieno, legno e sterpaglie che nelle Bassa friulana si bruciano già a partire dalla sera della vigilia della "Befana". Dal fuoco si traggono poi gli auspici per l'anno nuovo. Ieri sera a Lignano Sabbiadoro oltre 5 mila persone hanno assistito al rito, con il vento che ha soffiato da Occidente ad Oriente, puntando dritto verso il mare: l'interpretazione per questo nuovo anno, ed in particolare per la stagione estiva, è pertanto positiva, ci sarà bel tempo e una grande quantità di turisti. La direzione che prende il fumo, infatti, non è indifferente. Un antico proverbio friulano narra che "se il fumo va a occidente, prendi il sacco e va per il mondo; se il fumo invece va a oriente, prendi il sacco e va al mercato"; il verso del fumo, quindi, è indicazione di un anno buono o cattivo.
L'evento culminante è comunque quello che si svolge a Tarcento la sera del 6 gennaio, dove nei pressi dei resti del castello medievale, viene acceso il "Pignarul Grant", che a sua volta dà il via all'accensione di tutti i pignarui della conca tarcentina. All'evento, partecipano ogni anno migliaia di persone. Tra i più suggestivi, inoltre, quello di Latisana con il falò galleggiante sul Tagliamento.
Il Pignarul è uno dei più antichi riti friulani, legato all'adorazione di Belanu, divinità della luce adorata dai Celti che aveva influenza anche sulla temperatura e quindi sull'agricoltura, la stagionalità e sull'allevamento. Era un culto fulcro della religiosità dei Carni, particolarmente sentito ad Aquileia dove vi era un tempio dedicato a questa divinità.
Davide Fifaco

Foto: EPA
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