Il govenatore Massimiliano Fedriga e il vicepresidente Riccardo Riccardi  (Foto: ARC)
Il govenatore Massimiliano Fedriga e il vicepresidente Riccardo Riccardi (Foto: ARC)

"Lunedì le scuole non riapriranno": non è disposto a cedere il Governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, dopo la decisione del tribunale amministrativo regionale che ha accolto il ricorso di un gruppo di genitori di studenti , annullando l'ordinanza con cui la regione aveva rinviato a fine mese l'apertura degli istituti.

I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso, che poneva dubbi sulla reale efficacia della didattica a distanza, che, anche a causa delle differenti dotazioni tecnologiche delle famiglie, creerebbe un divario fra gli studenti e conseguenze sulla salute psico-fisica dei ragazzi.

Una decisione analoga a quella già assunta in altre regioni, Lombardia ed Emilia Romagna, ma alla quale la giunta Fedriga intende piegarsi: il governatore ha già firmato una nuova ordinanza che sarà in vigore dal 18 al 31 gennaio su tutto il territorio regionale, e ripropone quanto già stabilito nel precedente provvedimento del 4 gennaio, con il 100 per cento delle attività delle superiori in didattica a distanza fino a fine mese.
“Non abbiamo fatto altro – ha spiegato Fedriga - che motivare con maggior dettaglio e con ulteriore supporto di dati scientifici la necessità di posticipare l'avvio dell'attività didattica in presenza. Riteniamo che il riavvio delle lezioni in aula non sia compatibile con la salvaguardia della salute di tutti. Gli stessi valori a supporto dell'ordinanza sono quelli che il comitato tecnico scientifico ha preso in esame e in base ai quali da domani ci troveremo in zona arancione".
“Dai dati elaborati dalla Task-Force della Direzione Centrale Salute – ha aggiunto - emerge che, nelle prime settimane del 2021, vi siano 5 tipi di evidenze che proiettano per il mese di gennaio un peggioramento negli indici di infezione e un'allerta sulla sostenibilità del Sistema Sanitario Regionale” e anche “l'Istituto Superiore di Sanità evidenzia come dal 30 dicembre 2020 vi è una sostanziale flessione dei contagi nella classe di età 14-18 nella nostra regione e in gran parte del Nord Italia coincidente con l'introduzione della Didattica a Distanza per le scuole superiori di secondo grado e contemporaneamente un continuo aumento dei focolai scolastici tra settembre e dicembre in Friuli Venezia Giulia".
“Secondo i dati una riapertura prematura delle scuole superiori - ha aggiunto - porterebbe ad uno sproporzionato aumento del tasso di ospedalizzazione”.

La battaglia, sulle scuole, non è dunque finita: sono prevedibili nuovi ricorsi e non si fermano nemmeno le manifestazioni che chiedono un immediato ritorno in classe: anche questa mattina studenti e genitori hanno organizzato un presidio in piazza Unità a Trieste.

Sulla decisione del Tar non sono mancate le reazioni politiche fra le forze politiche in regione, con la maggioranza che ha appoggiato l'iniziativa della giunta regionale. Fratelli d'Italia con Alessandro Basso ha definito quanto accaduto “uno spiacevole episodio: la giustizia va sempre rispettata, tuttavia, questa volta, - ha detto - non posso essere d'accordo con le decisioni del Tar. Nessuno di noi amerebbe tenere le scuole chiuse e tutti siamo convinti che la didattica a distanza sia una soluzione secondaria rispetto alla didattica frontale” ma “la scuola in questi difficili mesi si è dovuta riorganizzare e non è corretto imporle stop-and-go fatti di continue riaperture e chiusure, stando ai dati sanitari non ancora tranquillizzanti".
Per Simone Polesello della Lega "L'assenza di misure chiare e univoche da parte del Governo è tale che la Regione Fvg ha dovuto farsi carico della responsabilità di tutelare la salute e, quindi, di chiudere temporaneamente le scuole. I dati epidemiologici evidenziano come il ritorno in presenza potrebbe comportare un innalzamento repentino della curva di contagi, tale da sottoporre a eccessivo stress il nostro sistema sanitario".
Nell'opposizione invece il Pd con Diego Moretti invita la giunta a non insistere e a “imprimere un'immediata accelerazione ai necessari interventi per assicurare una riapertura in sicurezza” come “mascherine ffp2 alle scuole, avvio anticipato della campagna di vaccinazione per i docenti, sostegno agli istituti per i progetti che riguardano gli studenti a maggior rischio di disagio e tamponi gratis nella fascia 14-18 per garantire a tutti il rientro in classe nella massima sicurezza”.
Anche il capogruppo del Patto per l'Autonomia in Consiglio regionale, Massimo Moretuzzo ha definito "la mancata riapertura delle scuole superiori in data 7 gennaio una sconfitta per tutto il sistema istituzionale. Evidentemente – ha aggiunto - la formazione dei nostri ragazzi viene messa in secondo piano rispetto ad altri tipi di attività”. "Nessuna intenzione, da parte nostra, di minimizzare la gravità della situazione - specifica l'esponente del Patto - e la necessità di adottare tutti i provvedimenti necessari per affrontare l'emergenza sanitaria” ma “non è chiudendo le scuole che si risolvono i problemi”.
Furio Honsell di Open Sinistra Fvg ha espresso "solidarietà e apprezzamento nei confronti del comitato di
cittadini che, spontaneamente, ha avuto il coraggio di guardare negli occhi i rischi della pandemia e di chiedersi se la scelta di non fare andare a scuola i nostri giovani al mattino, per poi lasciarli frequentare bar e locali nel pomeriggio, sia un atteggiamento sano".
I consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle infine hanno ricordato che "non esistono evidenze scientifiche sul ruolo delle scuole nella trasmissione del contagio".
"Le sentenze, in quanto tali, - scrivono in una nota - vanno sempre rispettate", e, aggiungono "lasciano perplessi le dichiarazioni dell'assessore Alessia Rosolen che, nell'annunciare una nuova ordinanza in materia, sottolinea che verranno incrementati i dati e le evidenze scientifiche capaci di dimostrare il collegamento tra contagio e mobilità".
"Una sorta di ammissione di colpa da parte della Giunta regionale Fvg - dicono i consiglieri grillini - che, per difendere le proprie decisioni di fronte al Tribunale amministrativo, di fatto ci dice di non essere stata in grado di adeguare il trasporto pubblico locale alle esigenze evidenziate dal Covid-19".

Alessandro Martegani