La sede della Corte Costituzionale a Roma
La sede della Corte Costituzionale a Roma

L’amministrazione regionale non può assegnare incentivi destinati a far assumere lavoratori e lavoratrici residenti sul territorio del Friuli Venezia Giulia. Lo ha sancito la Corte Costituzionale, dichiarando illegittima una norma contenuta nella legge regionale numero 6 del maggio 2021, in cui si prevedeva che “l’ammontare degli incentivi sia modulato avuto riguardo al periodo di possesso continuativo del domicilio fiscale sul territorio regionale da parte delle lavoratrici e dei lavoratori di cui viene sostenuta l’assunzione o la stabilizzazione”.
La stessa Corte ha ricordato che una norma analoga, che prevedeva incentivi per favorire il riassorbimento delle lavoratrici e dei lavoratori rimasti senza impiego a causa di crisi aziendali, ma con il requisito della residenza in regione da 5 anni, era già stata cassata nel 2020, e ha confermato anche questa volta, su ricorso del governo, l’illegittimità di un trattamento diverso fra chi risiede in regione e gli altri lavoratori.
La sentenza è stata naturalmente accettata dalla giunta regionale, che però non ha mancato di difendere le proprie scelte: “La Regione – hanno spiegato il governatore Massimiliano Fedriga e l'assessora regionale al lavoro Alessia Rosolen - voleva aiutare i propri concittadini che da più tempo risiedono in Friuli Venezia Giulia a rioccuparsi”. “La norma – hanno aggiunto - non limitava la possibilità per lavoratori di altre regioni italiane o stranieri di venire a svolgere la propria attività in regione, ma si limitava a sostenere in misura maggiore i cittadini del Friuli Venezia Giulia che hanno perso la propria occupazione a seguito di crisi aziendali sul nostro territorio”
Il principio seguito dall’amministrazione regionale era invece quello di differenziare il sostegno a una “persona che vive, lavora e ha pagato le tasse nella Regione da anni”, rispetto a “chi ha deciso di venire in regione da una settimana”.
Per l’esecutivo regionale inoltre la pronuncia lascia “una sensazione di incompiutezza, perché dedicare maggiore attenzione alla propria comunità territoriale dovrebbe essere una delle principali ragioni d'essere dell'azione della Regione”, e rende ancor più necessaria una riforma che “riconosca senza ambiguità alle regioni il più ampio spettro di possibilità di prendersi cura concretamente di chi vive, lavora, costituisce una famiglia e cresce i propri figli su un determinato territorio“.

Alessandro Martegani