Foto: Acon
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Condannati ingiustamente a morte dopo aver servito il regno d’Italia, per anni dimenticati e ora riabilitati, è la storia dei quattro fucilati di Cercivento, località della Carnia dove, il primo luglio del 1916, vennero fucilati dopo un processo sommario quattro soldati dell'8º Reggimento Alpini, dichiarati colpevoli di “rivolta in faccia al nemico”.

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Al caporalmaggiore Silvio Gaetano Ortis di Paluzza, al caporale Basilio Matiz di Timau, al caporale Giovanni Battista Corradazzi di Forni di Sopra e al soldato Angelo Massaro di Maniago, era stato ordinato un attacco suicida, senza l’appoggio dell’artiglieria, alla cima est della Creta di Collinetta, e il solo suggerimento di spostare l’attacco nella notte, aveva causato le accuse di insubordinazione, in un clima di diffidenza fra gli ufficiali e la truppa alimentato anche dalle missive del generale Cadorna, Capo di Stato maggiore dell’esercito italiano, che raccomandava “estreme misure di coercizione e repressione” contro ogni minimo atto di insubordinazione.
Dimenticati per decenni, i quattro fucilati, non l’unico caso di questo tipo nel corso della Prima guerra mondiale, sono infine stati ricordati e riabilitati, fino alla presentazione e approvazione di una legge regionale in Friuli Venezia Giulia per conservare la memoria dei fucilati a Cercivento, ma anche delle altre centinaia di soldati uccisi ingiustamente dai plotoni di esecuzione per non aver obbedito a ordini folli. Un’operazione dovuta, e peraltro analoga a quella già fatta in altri paesi, come Gran Bretagna o Francia, nei confronti dei militari ingiustamente condannati nel corso della grande guerra.

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Oggi lo stesso presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, è andato a rendere omaggio ai quattro soldati nel paese della Carnia di fronte al monumento che ricorda i quattro fucilati, vicino al muro del cimitero della chiesa cui venne eseguita la sentenza.
Sulle vicende della Prima guerra mondiale è stata anche costituita dal Consiglio regionale una consulta di specialisti, per approfondire altri avvenimenti della storia militare del Friuli Venezia Giulia, e capire se abbiano caratteristiche assimilabili a quelle di Cercivento.

Alessandro Martegani