La speranza del ritorno in area gialla e della riapertura delle attività economiche chiuse da una parte, le ambulanze in fila e il grido d’allarme dei sanitari di Udine dall’altra.
Sono i due volti dell'epidemia in Friuli Venezia Giulia, regione che, alla luce dell’elaborazione dei dati fatta dalla regione, ha prima evitato la zona rossa, e ora si preparerebbe, come ipotizzato dallo stesso presidente Massimiliano Fedriga, a ritornare gialla.
A poche ore dall’annuncio della regione però, prima una lettera dei sanitari del pronto soccorso di Udine, poi le immagini di ambulanze in coda di fronte all’ospedale hanno messo in luce le difficoltà nel gestire la situazione in una fase che, al contrario della prima ondata, ha colpito soprattutto il Friuli, con molti contagi all’interno delle strutture per anziani e anche fra i sanitari degli ospedali.
Nella lettera inviata al direttore dell’Azienda Sanitaria del Friuli Centrale, firmata da 29 dirigenti medici, si parla di una situazione ormai ingestibile, in cui i sanitari del pronto soccorso e della medicina d’urgenza del capoluogo friulano si trovano a lavorare “ogni giorno nella disorganizzazione, stremati fisicamente e moralmente e attualmente decimati dalle positività emerse tra il personale”. Il testo lancia un’accusa diretta all’amministrazione di non aver dato seguito alle richieste avanzate dal personale nel corso dell’estate, mentre ora l’ospedale si trova a far fronte a lunghe liste di attesa, ricerca di posti letto, ma anche a procedure burocratiche che farebbero perdere tempo e sottrarrebbero personale alle attività sanitarie, rendendo “impossibile garantire l’assistenza primaria e la sicurezza”, in particolare per le persone più fragili, e anche per lo stesso personale.
Una situazione giunta sulla stampa nazionale, e che incrina l’immagine di una regione in cui la pandemia, se non sotto controllo, è perlomeno contrastata efficacemente, e che si prepara a ritornare in zona gialla, e le assunzioni annunciate dalla giunta sembrano non bastare. “Questo è il risultato di una gestione sbagliata, anche nel corso dell’estate – dice Natalino Giacomini, Segretario provinciale della Cgil – quando non sono stati trovati spazi per far fronte alla seconda ondata, anche negli altri ospedali, non tanto da parte della regione, quanto da parte della dirigenza dell’Azienda. Ora, con il tracciamento saltato e l’aumento dei ricoveri, il meccanismo è andato in crisi”.

"Non si tratta solo di Udine - aggiunge Andrea Traunero della Cgil Fp -, ma anche gli altri ospedali del Friuli sono andati in sofferenza. Mancano gli ambienti attrezzati, e manca il personale. Le assunzioni promesse stanno arrivando, ma dovevano essere fatte prima, così come un piano pandemico serio, e l'identificazione delle strutture adeguate ai numeri di contagi che abbiamo oggi, anche fra il personale".
La posizione dei firmatari della lettera è sostenuta anche da molti politici di opposizione e sindacati, ma contrasta con le cifre, rendendo ancora più difficile interpretare la situazione, anche se la pressione che il virus esercita ancora sugli ospedali era stata sottolineata dallo stesso governatore Fedriga.
Secondo i dati forniti dalla regione il numero dei nuovi positivi si sta abbassando rispetto alla scorsa settimana, pur in presenza di un leggero aumento dei ricoveri e un numero sostanzialmente stabile delle terapie intensive. Preoccupano però soprattutto due dati: i numeri dei contagi all’interno delle strutture per anziani, in Friuli, dove rispetto alla prima fase sono aumentati i positivi sia fra gli ospiti, 1136 contro i 282 della prima ondata, sia fra gli operatori, 357, la metà della forza lavoro, contro i 78 della prima ondata. Balza all’occhio anche il dato dei contagi negli ospedali, che nell’Azienda del Friuli Centrale sono stati finora 498, quasi la metà del personale, contro i 59 della prima ondata.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
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