Continua a far discutere l'annunciato Gay Pride, in programma il prossimo 8 giugno a Trieste. Questa volta le polemiche riguardano l'Università giuliana, dopo che il Senato accademico ha votato per concedere il patrocinio alla manifestazione, con 11 voti a favore, cinque contrari e tre astenuti.
Decisione combattuta e non unanime quindi, ma che ha visto il voto positivo anche del rettore Maurizio Fermeglia.
Lo stesso Fermeglia ha spiegato di aver espresso una valutazione favorevole dopo una lunga ed articolata discussione e di essere sereno sulla scelta dell'Università anche perché già due anni fa per il Pride di Udine era stato concesso il patrocinio senza che vi fossero polemiche.
Ad essere determinanti sono comunque stati i voti degli studenti, soddisfatti per la decisione che, secondo loro, dimostra che l'Università non è solo un luogo dove si fa formazione ma anche dove si combatte contro le discriminazioni. Non tutti però la pensano così, visto che negli scorsi giorni sui social non sono mancate iniziative ed appelli di altri studenti che invitavano a votare contro la manifestazione e ci sono state anche proposte di raccolta firme per fermare il Gay Pride.
Tra le prime reazioni dal mondo della politica è arrivata quella del vicesindaco di Trieste, Paolo Polidori, che ha affermato che l'Università non può concedere un patrocinio perché non è un ente eletto. Ed ha aggiunto che la sfilata, oltre ad essere folkloristica è anche un manifesto politico creato dagli organizzatori. L'Università, inoltre, nel suo statuto ha l'obbligo a non fare politica e quindi ognuno deve assumersi la responsabilità di questa scelta. Dal Comune nessun passo indietro: non concederà il patrocinio e nemmeno Piazza Unità. La scelta di non concedere nemmeno lo spazio in piazza è stata subito contestata dalla consigliera comunale Sabrina Morena, di Open Fvg, che ha dichiarato che il Pride ha l'obiettivo di contrastare tutte le discriminazioni e che gli amministratori di centrodestra, anche se hanno vinto le elezioni, non possono pensare che il loro punto di vista sia l'unico in città ed imporre la loro visone del mondo agli altri.

Davide Fifaco

Foto: EPA
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