Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria

Ricorrerà in tribunale, e non sembra volersi dare affatto per vinto Stefano Puzzer, leader delle proteste dei portuali di Trieste contro l’obbligo di Green pass sul lavoro, fondatore del Coordinamento dei lavoratori portuali, che pochi giorni fa si è visto recapitare una lettera di licenziamento da parte dall'Agenzia per il lavoro portuale, presso cui lavorava da 25 anni.
Era stato lo stesso Puzzer a dare la notizia con un video su Facebook prima di Pasqua: il licenziamento, secondo l’azienda, sarebbe stato deciso “per giusta causa”. Puzzer, vaccinato con due dosi ma contrario all’uso del Green pass e alla terza dose, non si presentava sul posto di lavoro dallo scorso ottobre, appellandosi alla regola che, per chi non vuole vaccinarsi o comunque presentare la certificazione, prevede la sospensione dal lavoro senza stipendio ma anche senza provvedimenti disciplinari.
Il leader della protesta no Green pass però aveva anche preso il covid e, volta superata la quarantena, aveva ottenuto il Green pass da guarigione: lui non l’aveva mai scaricato, ma per l’azienda non c’erano più cause che gli impedissero di venire al lavoro e quindi, dopo una serie di diffide, ha comunicato il licenziamento.
Si tratta però solo del primo capitolo di una storia che sicuramente finirà in tribunale: Puzzer ha già annunciato ricorso al tribunale del lavoro per impugnare il licenziamento. “Sono fiero – ha detto nel video - di essere stato coerente e di non essermi piegato al sistema. Sono stato licenziato, ma mi batterò contro la decisione dell’azienda”.

Puzzer parla ai manifestanti nel corso delle proteste dello scorso ottobre (Foto: Martegani)
Puzzer parla ai manifestanti nel corso delle proteste dello scorso ottobre (Foto: Martegani)

Puzzer ha anche ricordato di aver recentemente vinto la causa contro il provvedimento del Ministero degli interni che gli impediva di ritornare a Roma dopo una manifestazione non autorizzata, di averne in corso un’altra per un caso analogo a Pordenone, e ha interpretato il licenziamento come una conseguenza della sua battaglia politica, ricordando come già in passato, quando fondò il sindacato autonomi, fosse stato trovato un segnalatore GPS installato sulla sua macchina e fossero state manomesse delle analisi per farlo risultare positivo alla cocaina. “A Trieste lottiamo da sei anni contro il sistema – ha detto – e questa è solo la conseguenza di aver provato a combattere contro il sistema”.
L’azienda ha però smentito seccamente l’interpretazione del dipendente: il presidente dell’Agenzia, Franco Mariani, intervistato dal Corriere della Sera ha detto che “Il licenziamento del lavoratore nulla ha a che vedere con vicende politiche sulle quali il lavoratore fa leva. Personalmente – ha aggiunto - per lui provo affetto: la vicenda è legata strettamente al rapporto del lavoratore con la sua Agenzia, che deve essere improntato alla lealtà e al rispetto delle normative sanitarie e contrattuali, senza creare nocumento agli altri lavoratori portuali in termini di immagine e di concreta partecipazione alla attività lavorativa”. “Ci ha inviato una pec nella quale chiedeva di essere riammesso al lavoro – ha aggiunto -, ha fatto la visita medica ottenendo l’idoneità al lavoro, ma poi evidentemente ci ha ripensato”.
A Puzzer è invece arrivata la solidarietà di altri protagonisti del fronte che in questi mesi si è opposto all’obbligo del Green pass, fra gli altri il senatore Gianluigi Paragone e il fondatore della Commissione “Dubbio e precauzione”, Ugo Mattei.

Alessandro Martegani