Foto: Martegani
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È stata una partecipazione superiore anche alle più rosee attese degli stessi organizzatori: quasi duemila persone hanno partecipato alla manifestazione contro la costruzione dell’ovovia, la funicolare che dovrebbe in futuro unire il Porto Vecchio di Trieste al Carso, al centro ormai da mesi di un confronto fra la giunta comunale, che punta alla realizzazione dell’opera e sta procedendo con i progetti, e il comitato cittadino “No Ovovia”, a cui aderiscono varie organizzazioni ambientaliste e le forze di opposizione, che ritengono invece la struttura inutile per la mobilità urbana e dannosa per l’ambiente.
Aperto da uno striscione con la scritta “Ovovia, la grande bugia”, e da una banda di musica balcanica, il corteo, composto da organizzazioni e componenti anche molto diverse fra loro, dai partiti politici alle organizzazioni ambientaliste, dai sindacati ad alcuni esponenti dei gruppi no green pass, ha preso il via da piazza Oberdan nel pomeriggio con un migliaio di persone, ma altrettante hanno deciso di unirsi alla manifestazione nel corso dell’avvicinamento a piazza Unità, dove, proprio sotto l’ufficio del sindaco Roberto Dipiazza, il primo sostenitore dell’Ovovia, i rappresentanti del comitato organizzatore hanno spiegato le ragioni della contrarietà all’opera.

Foto: Martegani
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Fra le ragioni del “no” alla cabinovia che, è stato detto, “inizia nel niente e finisce nel niente”, c’è il fatto che le corse sarebbero interrotte, a causa della Bora e la manutenzione, per almeno due mesi l’anno. Ci sono poi la necessità di disboscare quattro ettari del bosco del Bovedo, un ecosistema unico e prezioso, l’inutilità dal punto di vista del trasporto pubblico, l’impatto ambientale sul paesaggio, e le spese ritenute eccessive: oltre al costo iniziale della struttura, 49 milioni di euro coperti con i fondi del PNRR, la cabinovia richiederebbe comunque una costosa manutenzione, che comporterebbe perdite, dicono gli organizzatori della manifestazione, pari a due milioni e mezzo l’anno per 40 anni.

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Un’impresa nella quale la città non sarebbe stata coinvolta: il referendum chiesto dal comitato “No Ovovia” non è stato approvato dalla Commissione dei Garanti del Comune, ma l’ampia partecipazione alla manifestazione, conferma uno degli organizzatori, l’architetto William Starc, dimostra che il dissenso in città è diffuso: “Siamo contenti, - dice -: questa voleva essere una manifestazione che non puntava solo sui numeri, ma sinceramente non pensavamo venissero in tanti. È un segnale per la città, noi ci siamo: il referendum non si farà, ma continuiamo con impegno per far sì che queste risorse finanziarie vengano spese bene, nell'interesse della città. Questa partecipazione ci conforta ci dà la forza per continuare. Andremo avanti perché si apre una fase molto delicata, con la variante al piano regolatore, le valutazioni ambientali e tutto un procedimento che ci vedrà attenti e partecipi. Al di là di quello che dice l'assessore competente, che noi abbiamo rifiutato il confronto, noi abbiamo sempre presentato documenti e siamo aperti al dialogo, disponibili a confrontarci concretamente.”
“Le possibilità di bloccare o di modificare in meglio progetto ci sono – aggiunge -: oggi abbiamo avuto anche il conforto dal ministero sul fatto c’è la possibilità che le istanze della città vengano ascoltate che si possono modificare le cose. L'importante è rimanere nel tema della mobilità sostenibile: non possiamo chiedere che questi soldi vengano fatti per costruire un campo di calcio, sono soldi che devono andare alla mobilità, ma se c'è una volontà politica si fa tutto, non è un problema”.
In città in contemporanea si è svolta anche un’iniziativa pro Ovovia, con un volantinaggio organizzato da un comitato spontaneo nato su Facebook.
Alessandro Martegani

Foto: Martegani
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