La flessione nel numero dei nuovi contagi e dei ricoveri non deve indurre a un facile ottimismo: il calo dei nuovi positivi anche in Friuli Venezia Giulia il lunedì, sulla scia della tendenza nazionale, è infatti fisiologico, e determinato dal minor numero di tamponi effettuati la domenica, poco più di 2300, contro i quasi 4500 delle precedenti 24 ore. Sta di fatto che i nuovi contagiati sono stati 320 contro i 504 precedenti; c’è solo un positivo in più in terapia intensiva e 5 nuove vittime da Covid-19.
Dati comunque alti, ma che comunque non hanno fatto includere il Friuli Venezia Giulia nella lista delle regioni che rischiano passare dalla zona gialla a quella arancione o rossa, per ora.
La Giunta regionale però continua la riorganizzazione della struttura sanitaria per aumentare posti letto e capacità d’intervento per limitare la pandemia e curare i malati. Da questa settimana è stata sospesa in regione tutta l’attività chirurgica programmata ad esclusione di quella oncologica e degli gli interventi urgenti, e nuove aree delle strutture del Friuli Venezia Giulia saranno destinate alla cura dei malati di coronavirus.
Il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, ha anche annunciato che in settimana la regione conta di chiudere l'accordo che consentirà ai medici di base di eseguire i tamponi ma anche di assistere i pazienti in isolamento, alleggerendo il lavoro degli ospedali. Lo stesso Riccardi ha infatti sottolineato come sia in aumento, rispetto alla prima fase, la domanda di posti letto per ricoveri a bassa e media intensità, attualmente poco più di 300, e il numero di persone in isolamento. “Se la curva non fletterà subito – ha spiegato - oltre ai 300 posti letto attuali già occupati dovremo riorganizzarne altrettanti”.
Il governatore della regione Massimiliano Fedriga ha poi affrontato, parlando in audizione alla Commissione Affari costituzionali della Presidenza del Consiglio, il tema del controllo dei confini, in parte legato alla pandemia. In particolare il governatore ha sottolineato come l’accoglienza diffusa, in questa fase di pandemia, vada a pesare ancor di più sulle risorse degli enti locali, che non riescono a controllare il territorio. “Abbiamo visto che chi è entrato irregolarmente sul territorio nazionale – ha aggiunto - molto spesso ha una scarsa propensione al rispetto della quarantena o ancor peggio delle regole di isolamento in caso di positività”.
“Oggi il confine con la Slovenia è chiuso per gli effetti della diffusione del Coronavirus nel Paese – ha concluso Fedriga – ma il flusso di immigrati non si è fermato e il presidio degli oltre 200 chilometri che separano l'Italia dalla Slovenia continua a presentare forti criticità”.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO/ARC
Foto: MMC RTV SLO/ARC