Foto: SKGZ
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“Pensavamo che ogni cittadino fosse libero di esprimersi in pubblico nella propria lingua madre, di aver finalmente superato le divisioni del passato e che a Gorizia, Capitale Europea della Cultura, si potesse finalmente convivere nel rispetto reciproco, ma ci sbagliavamo”.
É l’amara considerazione contenuta nella lettera che Maja Humar, presidente provinciale dell’SKGZ, l’Unione Culturale Economica Slovena, di Gorizia ha scritto al sindaco Rodolfo Ziberna e all’assessora Silvana Romano, dopo la cerimonia alla stazione centrale del capoluogo isontino che lo scorso 12 settembre ha ricordato i caduti nella battaglia del 1943, in cui le truppe partigiane si scontrarono con quelle tedesche.
L’evento era stato ripercorso dalla presidente dell’Anpi Anna Di Gianantonio e dal professor Aldo Rupel, che ha anticipato il senso del discorso in italiano, svolgendolo poi in maniera più dettagliata in sloveno, e che, al termine della cerimonia, ha raccontato di esser stato “rimproverato” dall’assessora: Silvana Romano, presente in rappresentanza del Comune, aveva ricordato come la cerimonia si fosse svolta in Italia chiedendo di prestare maggiore attenzione all’uso della lingua italiana, sottollineando come la versione in lingua slovena fosse durata di più.
"Si è trattato di un brutto episodio - ha commentato Ksenija Dobrila, presidente dell'SKGZ - soprattutto perché è avvenuto a Gorizia, Capitale della cultura, luogo in cui abbiamo lavorato molto in questi anni, così come nel resto della regione, per aumentare la convivenza e il rispetto delle reciproche lingue e culture. L'iniziativa dell'assessore, sia per i toni, sia per l'occasione, sia perché in quel momento rappresentava l'amministrazione, ci ha sconcertato".
Da qui la decisione dell’SKGZ, di scrivere alla rappresentante della giunta comunale di Gorizia e al Sindaco, chiedendo formalmente delle scuse. “Abbiamo già espresso tutto il nostro sostegno e solidarietà al professor Rupel – scrive Maja Humar nella lettera pubblicata sul sito dell’SKGZ – e pensavamo che certe frasi, come ‘Qui siamo in Italia!’ fossero state ormai sepolte, eravamo convinti che l'incitamento all'odio, all'intolleranza e alla violenza verbale fossero caratteristici solo di una manciata di nostalgici maleducati, che di solito si nascondevano dietro una tastiera di computer”.
“Avevamo pensato che ogni cittadino fosse libero di esprimersi in pubblico nella propria lingua madre, di aver finalmente superato le divisioni del passato e che a Gorizia, Capitale Europea della Cultura, si potesse finalmente vivere nel rispetto reciproco, dando la stessa dignità a tutte le lingue di questo territorio”, ma, continua la lettera “ovviamente ci sbagliavamo”.
Chiedendo delle scuse "pubbliche e sincere" da parte dell’assessora, Humar ricorda anche come gli amministratori pubblici democraticamente eletti rappresentino tutti i cittadini, e come non possano permettersi simili episodi: “Con il professor Aldo Rupel, - conclude la presidente dell’SKGZ Gorizia – è stato insultato anche ogni singolo membro della comunità nazionale slovena in Italia”.

Alessandro Martegani