Foto: Radio Capodistria/Fifaco
Foto: Radio Capodistria/Fifaco

Lo spegnimento dei ripetitori delle onde medie per i programmi radiofonici prodotti dalle strutture slovene ed italiane della sede Rai del Friuli-Venezia Giulia, che comporta un grave danno alla minoranza slovena in Italia ed a quella italiana in Istria e Dalmazia, è duramente contestato dalla CGIL FVG, supportata dall'Assostampa FVG, dall'Ordine dei Giornalisti del FVG e dalla CSI FVG e Slovena. Ne abbiamo parlato con Jan Leopoli, delegato sindacale della CGIL in Rai.

Una situazione, quella dello spegnimento dell’onda media della RAI, che si ripercuote in particolare sulla minoranza slovena in Italia, ma molto anche sulla minoranza italiana in Slovenia, Croazia e Dalmazia.

"Assolutamente sì. La minoranza italiana in Slovenia ed in Croazia non può ricevere più i segnali, non sente le trasmissioni dal vivo ma è costretta ad ascoltarla in podcast, quando queste vengono caricate. La minoranza italiana in Slovenia e Croazia è stata molto legata alla trasmissione “L’ora della Venezia Giulia” con le trasmissioni all'interno, con i notiziari, con “Sconfinamenti”, perché è legata alla propria terra d’origine culturalmente. Quindi questo è un depauperamento del servizio pubblico. Lo spegnimento delle onde medie può rendersi necessario in un contesto di ammodernamento degli impianti, però deve essere sopperito, da subito, con altri impianti. Quindi siamo fermi nella convinzione di richiedere la riaccensione degli impianti, fino a quando non verranno attivate altre tecnologie, in modo da non condannare gli utenti all'uso del podcast ovvero a classificarli come utenti/ascoltatori di serie B".

In questo modo certe fasce di popolazione vengono estromesse dell'ascolto, perché come ben sappiamo le fasce più anziane, che sono quelle più abituate ad ascoltare la radio tradizionalmente proprio sulle onde am, vengono praticamente private della possibilità di informarsi.

"Assolutamente sì. Anche perché la Rai non ha provveduto ad informare in tal senso e non ha provveduto all’alfabetizzazione degli utenti. In questo caso alla frizione dei segnali sulla rete. Non è un percorso da fare, come decidere che da domani non si vende più il gasolio ed uno che ha una macchina diesel deve comprarsi la macchina elettrica. Può non farlo, ma perché dovrebbe? È un suo diritto ascoltare la radio. La RAI fa servizio pubblico, ma la peculiarità della nostra regione è proprio questa: che è in un ambito culturale del Nord Adriatico, che è molto più ampio. Siamo terra di confine, dove le genti devono comunicare e la Rai è stata ed ancora lo deve essere, un ponte culturale e quindi noi ci batteremmo affinché le onde medie vengano riattivate, finché le altre nuove tecnologie potranno sopperire alla mancanza di segnale".

Un’ultima considerazione sulle nuove tecnologie: è il DAB quello che si prospetta come nuova soluzione rispetto alle onde medie. Però va praticamente ancora costruito.

"Il DAB è una nuova tecnologia, necessità di ricevitori DAB, quindi di radioline che abbiano l'accesso a questa tecnologia; ha delle peculiarità che sono importanti, ha l’isofrequenza, quindi riesci a seguire una trasmissione senza dover cambiare frequenza, ma necessita di un numero molto elevato di impianti. Se per l'onda media ragioniamo in migliaia di chilometri e per la modulazione di frequenza in centinaia di chilometri, con il DAB ragioniamo a vista. Bisogna costruire molti impianti, attivarli e ovviamente logica la domanda come farà la Rai ad attivare impianti in territorio estero? Dovrà sottoscrivere delle convenzioni e degli accordi tra stati, quindi questo è un sistema che va costruito, attivato, ma esige del tempo. Finché non sarà totalmente funzionante l'onda media deve rimanere ovvero deve essere riaccesa".

Davide Fifaco