La recente riduzione dei parlamentari ha messo a rischio in generale la rappresentanza delle regioni più piccole all’interno del Parlamento italiano, ma soprattutto rischia di escludere gli esponenti della minoranza slovena nelle prossime Camere. Da questo principio è partita l’iniziativa della senatrice Tatjana Rojc, che ha incaricato un esperto di diritto parlamentare, il professor Giuliano Salberini del CNR, di definire possibilità e meccanismi per non perdere la rappresentanza della comunità slovena in Italia all’interno del Parlamento.
I risultati dello studio sono stati presentati a Trieste, proprio mentre a livello nazionale si ricomincia a parlare di una riforma della legge elettorale.
La riforma costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari - spiega la senatrice Rojc - priva di una rappresentanza innanzitutto tutti i cittadini della regione Friuli Venezia Giulia, togliendo il 38 per cento della rappresentanza che abbiamo avuto finora alla Camera dei Deputati, e il 42, o forse qualcosa di più, per quanto riguarda il Senato. In uno spazio così cambiato, e così pericolosamente ridotto, la minoranza slovena si trova di fronte al pericolo di non vedersi più rappresentata in Parlamento: si tratta di una lesione grave del diritto costituzionale che i Padri costituenti, con lungimiranza, hanno voluto inserire nell’articolo 6 della Costituzione italiana, diritto che è alla base anche dell’articolo 26 della legge di tutela 38 del 2001, in cui si prevede una facilitazione l'elezione di una rappresentanza slovena addirittura nei due rami del Parlamento.”
“Ci troviamo di fronte a un problema serio: io ho voluto indicare nel CNR e sostanzialmente nel dottor Giuliano Salberini, un esperto di diritto parlamentare, la persona che finalmente ha messo per iscritto cose che magari a livello regionale, qualche anno fa, qualcuno ha già approfondito, mi riferisco per esempio all'avvocato Berdon, o agli studi che sta facendo l'istituto di ricerche sloveno, lo Slori. In vista di una nuova legge elettorale, mi sembrava necessario porre una domanda e soprattutto trovare delle risposte e delle basi legislative entro le quali il legislatore si potesse muovere, capendo bene che l'esigenza degli sloveni di avere una propria rappresentanza in Parlamento non è un’esigenza campata per aria, ma è sancita, oltre dalle cose che ho già citato, anche dai Trattati internazionali”.
I modi per far fronte a questo problema quali sono?
“È ovvio che tra la minoranza slovena ci sono anche visioni diverse sulla rappresentanza, ma le attuali norme parlano chiaro: non possiamo pensare a qualcosa che per il momento e non è possibile, come per esempio una reciprocità con la Repubblica di Slovenia, dove la minoranza italiana e la minoranza ungherese hanno un seggio garantito in Parlamento”.
Dov'è che si può lavorare secondo lei per agevolare la presenza di un rappresentante della comunità slovena in Parlamento? Devono essere le segreterie dei partiti a decidere, o devo ci devono essere delle soglie di sbarramento…
“Intanto bisogna vedere come sarà impostata la legge elettorale che si sta ancora scrivendo e valutando. Ovviamente tutte queste soluzioni sono possibili: un collegio elettorale ridotto, ma questo è un problema molto difficile da affrontare proprio perché la minoranza slovena non ha, a differenza di quella tedesca, dei centri dove è concentrata la presenza minoritaria. Proprio con la legge di tutela sono stati individuati 32 comuni di tutta la fascia confinaria con la Slovenia, a partire da Tarvisio per finire praticamente a Muggia, quindi è impensabile creare un collegio elettorale. Potrebbe esserci poi il problema dello sbarramento, che imporrebbe l'apparentamento con un altro​ partito, perché lo sbarramento dovrebbe essere assolutamente esiguo se si volesse parlare di percentuali che consentano la rappresentanza. Un altro modello che si potrebbe prospettare è quello cosiddetto “ladino”, cioè dare la possibilità ai partiti di promuovere candidature di appartenenti alla minoranza slovena, e poi vedere attraverso i risultati elettorali chi potrebbe rappresentare la minoranza. Stiamo però parlando di opzioni aperte, ma bisogna essere anche realisti, non è una questione che si può risolvere con facilità, né si potrebbe pensare con facilità a una riforma costituzionale per poter ottenere la reciprocità con la Slovenia”.
“Io sono molto preoccupata, come ovvio che sia, e sono anche molto realista nel guardare a questo problema. È uno dei temi che in Parlamento non è stato posto tante volte, se non durante la stesura della legge di tutela, e quindi mi sembrava giusto offrire al legislatore gli strumenti che, rebus sic stantibus, ci sono in questo momento. Le norme però concedono degli spazi entro i quali ci si può muovere”.
A riguardo è intervenuto anche il consigliere regionale dell’Unione Slovena Igor Gabrovec che ha definito l’iniziativa della senatrice “una ricerca analitica indubbiamente approfondita e interessante”, ma. Ha aggiunto, “pare che lo studioso non abbia dedicato sufficiente attenzione al significato politico del contenuto dell'articolo 26 della Legge di tutela”.
“Il disposto che le leggi elettorali debbano dettare norme per favorire l’accesso alla rappresentanza di candidati appartenenti alla minoranza slovena nel Senato della Repubblica e nella Camera dei deputati, infatti, - aggiunge Gabrovec - concretizza i principi fondamentali garantiti alle minoranze linguistiche riconosciute dalla Costituzione. L'autore dello studio inoltre dà un’interpretazione limitativa degli impegni dettati dagli accordi internazionali sminuendo così l'esemplare soluzione su questo tema vigente nella Repubblica di Slovenia".
"Spiace constatare - continua Gabrovec - che lo studio datato aprile 2019 analizzi dettagliatamente l'argomento ma nelle conclusioni non proponga alcuna soluzione concreta. Queste ultime sono demandate alla sensibilità ed alla volontà del legislatore che nei prossimi mesi dovrebbe riscrivere la normativa elettorale”.
“Sarebbe anche ora - conclude - che la comunità slovena potesse scegliere da sola il proprio rappresentante in maniera autosufficiente, democratica e trasparente. Risulta infatti alquanto anomalo, che siano altri, peraltro nella cerchia ristretta delle segreterie dei grandi partiti nazionali, a decidere i nomi di chi debba sedere alla Camera o al Senato”.


Alessandro Martegani


Foto: MMC RTV SLO
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