Foto: Martegani
Foto: Martegani

Rimane alta la tensione in Consiglio comunale a Trieste sull’uso della lingua slovena all’interno dell’aula.
A scatenare lo scontro, in una situazione generale già difficile all’interno del Consiglio che, a tre mesi dalle elezioni comunali, non è ancora riuscito a eleggere un vicepresidente, erano state le risposte all’appello in lingua slovena dei consiglieri appartenenti alla minoranza.
Gabriele Cinquepalmi, consigliere di Fratelli d’Italia, definendo lo sloveno una “lingua straniera”, aveva proposto una mozione d’ordine chiedendo che l'unica lingua utilizzata in Consiglio Comunale fosse l'italiano: una posizione accolta anche dal Presidente del dell'assemblea, Francesco Panteca, che, pur ribadendo l’apertura alla comunità slovena di Trieste, ha ricordato come l’uso dello sloveno in Consiglio comunale non sia previsto.
In effetti il centro di Trieste, non è compreso nelle aree di applicazione totale della Legge di tutela della minoranza slovena in Italia e la procedura per allargare l’area di applicazione anche alla città sarebbe lunga e complessa. Rimane il fatto che altre assemblee, pur riunite in aree dove la Legge di tutela non viene applicata integralmente, consentono l’uso di altre lingue. È il caso del Consiglio comunale di Gorizia, dove il regolamento prevede l’uso dello sloveno per le domande di attualità, le interrogazioni e le interpellanze, con la presenza di un interprete. Sloveno e friulano sono regolarmente utilizzate dai consiglieri che lo richiedono anche nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, che pure sta nel centro di Trieste.
Lo scontro nell’assemblea giuliana quindi sembra essere tutto politico, anche perché finora nessun consigliere dell’opposizione a Trieste ha chiesto utilizzare lo sloveno in tutte le fasi dell’assemblea, limitandosi a rispondere all’appello.
I consiglieri di opposizione appartenenti alla minoranza linguistica, Štefan Čok, Valentina Repini e Stefano Ukmar, hanno quindi annunciato una mozione urgente, con il sostegno dei gruppi consiliari di PD, Punto Franco, Adesso Trieste e Movimento 5 stelle, “per sanare una situazione che riteniamo vada invece effettivamente contro la lettera e lo spirito della legislazione adottata dalla Repubblica italiana in materia di tutela della minoranza slovena”.
La mozione chiederà “un ripensamento su quanto già espresso dal presidente Panteca” e chiederà all’amministrazione comunale “di seguire l’esempio di altri comuni della Regione, peraltro amministrati anche dallo stesso centrodestra, consentendo l’uso della lingua slovena durante i lavori”.
“Speravamo che l’episodio avvenuto nel corso dell’ultimo consiglio del 2021, in cui abbiamo sentito dire che lo sloveno a Trieste sarebbe una lingua straniera, potesse essere considerato uno spiacevole incidente”, hanno detto i tre consiglieri comunali, ma “purtroppo così non è stato: il Presidente del Consiglio comunale ha dichiarato che l’uso dello sloveno non è previsto dalla legislazione”. “Non possiamo che rammaricarci - hanno concluso - per la totale contraddittorietà fra queste posizioni e quanto più volte dichiarato dal Sindaco e da vari componenti della Giunta sull’attenzione verso il mondo sloveno. Le dichiarazioni di apertura, se non seguite da alcun atto amministrativo e politico concreto, restano parole vuote”.

Alessandro Martegani