È stato uno dei temi più dibattuti nella recente campagna elettorale, un progetto che ha recentemente ricevuto anche i finanziamenti necessari all’interno del piano di ripresa italiano, ma che non smette di far discutere.
L’Ovovia, la linea sospesa che, nelle intenzioni dell’amministrazione della città e soprattutto del sindaco Roberto Dipiazza, dovrebbe unire il Porto vecchio ad Opicina, rispondendo in parte i problemi di viabilità fra la città e l’altopiano con un impatto scenografico a beneficio del turismo, ha sollevato più di qualche dubbio sia dal punto di vista della reale utilità, sia della sicurezza, visto che si tratta di una linea sospesa da realizzare in un’area spazzata dalla Bora.
Più o meno un mese fa il progetto è stato anche finanziato dal ministero delle Infrastrutture con 49 milioni di euro all’interno del piano nazionale di ripresa: il progetto prevede una cabinovia lunga quattro chilometri e duecento metri, simile a strutture realizzate, o in via di realizzazione, in grandi capitali come Londra o Parigi.
Il panorama sarebbe mozzafiato: un passaggio sul Porto vecchio, dal molo quarto fino alla centrale idrodinamica, e poi su, verso l’alto, a poche decine di metri dal faro della Vittoria fino ad Opicina ammirando il mare e il Carso.
L’entusiasmo della rinnovata amministrazione comunale però non viene condiviso dalle opposizioni, che da una parte ricordano come la città abbia bisogno d’infrastrutture molto più semplici, dal riavvio del tram di Opicina, a linee di trasporto su terra, fino a nuovi parcheggi, dall’altra ci sono delle riserve di carattere ambientale, per l’impatto dei piloni sullo scenario della città e la necessità di abbattere centinaia di alberi per liberare l’area del tragitto e realizzare i parcheggi nei pressi delle stazioni, senza contare che probabilmente la Bora costringerebbe la linea sospesa a stare ferma per 30 giorni l’anno.
C’è poi la questione dei costi, perché per garantire la sicurezza della struttura, oltre ai 45 milioni previsti ne serviranno altri tre ogni anno per la manutenzione: cifre che sarebbero giustificabili, affermano i critici, solo con più di 10 mila passeggeri al giorno, una cifra che però sembra al momento improbabile.
Per le opposizioni in Consiglio comunale, in particolare Pd, Adesso Trieste e 5 Stelle, si tratta di un’operazione troppo costosa e con troppi rischi, e senza una reale utilità, ed è stata anche avviata una petizione online contro al progetto che ha raccolto più di seimila adesioni, anche se la Giunta comunale ha annunciato che, prima di avviare la realizzazione, intende dare vita a un confronto con la cittadinanza, mentre il PD ha ipotizzato un referendum abrogativo sugli atti che hanno approvato il progetto.
Ci sono poi anche dei problemi legali: il primo è stato sollevato dal consigliere comunale del Pd, Stefano Ukmar, che qualche settimana fa aveva ricordato alla Giunta la sentenza della Corte di appello di Roma che aveva dato ragione alla comunella di Opicina, titolare della proprietà collettiva dell’area del Carso dove dovrebbe sorgere la stazione teleferica di Campo Romano, con i relativi parcheggi, riservata però a uso agro-pastorale.
Del tema si dibatte anche a Roma, dove il deputato del Pd Davide Gariglio ha presentato un’interrogazione al Ministero delle Infrastrutture chiedendo chiarimenti su costi e fattibilità e ricordando che “non esisterebbe alcuna difficoltà nel dirottare le risorse verso un progetto diverso”. Il Ministero, che aveva già approvato il finanziamento, ha ribadito i dati contenuti nel progetto presentato, che testimonierebbero una riduzione dei costi di trasporto rispetto agli autobus e l’efficienza dell’infrastruttura. Una risposta che ha spinto il Pd a chiedere l’accesso alla documentazione. La battaglia è tutt’altro che conclusa.

Alessandro Martegani