Dati in peggioramento ma anche prospettive migliori per la campagna vaccinale. Sono giorni di timori e speranze per il Friuli Venezia Giulia, regione che, dopo settimane in cui la terza ondata sembrava sotto controllo, sta assistendo a un’impennata di contagi delle ultime due settimane, rischiando concretamente per la prima volta la fascia rossa.
Il livello dei contagi è di oltre 250 ogni 100 mia abitanti per settimana ormai in quasi tutto il territorio, con l’unica eccezione dell’area di Pordenone, e i dati delle ultime ore danno un livello di positivi che non si vedeva da gennaio. Anche l’indice Rt è in salita, determinando un quadro che sembra portare la regione in zona rossa, anche se il governo non dovesse decidere modifiche più stringenti alle regole nazionali.
Una situazione che rende ancor più urgente accelerare il piano vaccini: il governo si sta muovendo e in regione, dove sono state somministrate l’85 per cento delle dosi disponibili risultando al terzo posto in Italia per persone immunizzate in rapporto alla popolazione, è stata accolta con sollievo la notizia dell’arrivo, dopo l’accordo a livello comunitario, di mezzo milione di dosi di vaccino Pfizer in Italia, 11mila delle quali destinate al Friuli Venezia Giulia.
Una notizia che restituisce un po’ di serenità alla campagna vaccinale, che si sta ancora occupando degli over 80, accanto ad alcune categorie che hanno ottenuto il via libera.
Per inoculare rapidamente le dosi e tenere i ritmi annunciati dal governo, sarà però fondamentale aumentare gli operatori sanitari abilitati. La regione dovrebbe raggiungere a breve un accordo con medici di base, dopo l’avvicinamento nella trattativa su regole e retribuzioni. Un passo che faciliterebbe di molto le vaccinazioni degli anziani, che non si possono muovere e devono essere trattati a domicilio, più di 7 mila, anche se proprio il capitolo delle vaccinazioni a casa, che la regione punta a chiudere entro maggio, rappresenta il punto più critico nel confronto con i medici di base per motivi di procedure e sicurezza dei pazienti.
La disponibilità di vaccini e personale è però necessaria per dare l’attesa svolta alla campagna chiesta anche dal premier Draghi, partendo, nelle intenzioni della regione, dai soggetti estremamente fragili, come gli immunodepressi, o i trapiantati, per ridurre il rischio di complicazioni e ricoveri, per poi passare alla fascia degli over 70, e poi via via tutti gli altri.

Alessandro Martegani