Foto: MMC RTV SLO
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Più di mille persone hanno partecipato in piazza della Borsa a Trieste al presidio dei lavoratori della Wartsila, la fabbrica di motori navali di Bagnoli della Rosandra, che nei piani della proprietà finlandese dovrebbe chiudere la produzione.
Sul caso sono state avviate trattative fra Roma e Helsinki, ma per ora la linea del gruppo finlandese che ha aperto un altro impianto a Vaasa non è cambiata.
I lavoratori del gruppo finlandese che, secondo le prime stime, potrebbero perdere il posto sono 450, su 900 addetti della struttura di Trieste. Il personale è in agitazione da un mese e ha proclamato uno sciopero di otto ore in tutti gli impianti in Italia, oltre a Bagnoli della Rosandra, anche a Genova, Napoli, Taranto e Cuneo.

A Trieste è stato organizzato un presidio nel centro del capoluogo giuliano, che ha visto l’appoggio e la partecipazione, oltre che dei sindacati, anche di tutte le forze politiche e delle istituzioni, a partire dall’assessora regionale Alessia Rosolen e dal sindaco della città Roberto Dipiazza: “Tutti uniti – ha detto dal palco il sindaco – possiamo portare a casa un grande risultato. Secondo me un ruolo potrà averlo la Fincantieri, un cliente importantissimo per la Wartsila, e su questo stiamo lavorando. Io non sono del tutto pessimista, possiamo farcela – ha aggiunto - Continueremo la battaglia e vi saremo vicini”.

Non sono in discussione – ha aggiunto - 450 posti di lavoro, ma è in discussione la legislazione europea, quella italiana sulle delocalizzazioni, gli aiuti di Stato, la forza degli Stati membri dell'Ue, i diritti dei lavoratori e il ruolo dei territori nella determinazione delle politiche industriali.

Alessia Rosolen

Rosolen, confermando il sostegno della Giunta ai lavoratori e la prosecuzione del proprio impegno al fianco dei sindacati, ha sottolineato come “in piazza assieme alle maestranze della Wartsila non ci sia solo Trieste, c'è tutta l'Italia alla prima vera grande prova di politica industriale. Non sono in discussione – ha aggiunto - 450 posti di lavoro, ma è in discussione la legislazione europea, quella italiana sulle delocalizzazioni, gli aiuti di Stato, la forza degli Stati membri dell'Ue, i diritti dei lavoratori e il ruolo dei territori nella determinazione delle politiche industriali. Oggi in piazza c'è chi difende tutto questo in nome della Costituzione, d- ha concluso - del diritto, della crescita: un argine alle degenerazioni del libero mercato”.

Nel corso della manifestazione, che ha visto anche gli interventi dei leader sindacali e dei rappresentanti dei lavoratori, molti dipendenti hanno appoggiato per terra cappellini e caschetti, per dare la misura della quantità di persone che rischiano di perdere il lavoro. Anche i lavoratori delle Riparazioni navali di Genova sono scesi in piazza in segno di solidarietà con i colleghi di Wartsila.
La richiesta al gruppo Wartsila è di riconsiderare la decisione, conservare la produzione a Trieste e ritirare la procedura di licenziamento per 450 lavoratori, ma si pensa anche a soluzioni alternative, come il passaggio dell’impianto sotto lo Stato o una società partecipata
Si tratta in ogni caso di una battaglia in salita, che sarà giocata soprattutto sul piano diplomatico e internazionale, visto che la scelta di lasciare Bagnoli della Rosandra sembra essere una decisione di politica industriale, concordata con il governo finlandese, piuttosto che una scelta economica.

Alessandro Martegani