Foto: BoBo/Borut Živulović
Foto: BoBo/Borut Živulović

In contemporanea con il ritorno alla normalità emergono anche le prime stime sui danni provocati dagli incendi. È ripresa infatti da questa mattina la libera circolazione lungo la strada del Vallone per tutto il percorso che da Sablici a Gorizia, mentre è da valutare il percorso da San Giovani di Duino a Sablici in entrambe le direzioni, dove le autorità stanno prendendo in considerazione la possibilità di un senso unico alternato. Rimangono chiuse al traffico con transito consentito ai residenti ed ai frontisti (quindi anche ai clienti degli esercizi commerciali insistenti nei comuni di San Martino e San Michele – alcuni tratti della strada provinciale 9 fra i comuni di Savogna d’Isonzo e San Martino del Carso. La chiusura del Vallone aveva creato non pochi problemi e disagi, tanto ai residenti quanto ai numerosi pendolari che la percorrono per raggiungere la sponda sinistra dell’Isonzo o per andare a Trieste. La prefettura ha esercitato tutta la prudenza del caso prima di consentire la riapertura della viabilità del Vallone, e solo un incontro con le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e la società che gestisce la rete stradale ha sbloccato la situazione.
Mentre i soccorritori proseguono nel lavoro di bonifica e ripristino delle zone colpite, un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’università di Udine ha effettuato le prime stime dei danni. Secondo lo studio, gli incendi che hanno colpito il Carso italiano e sloveno nelle scorse settimane hanno interessato una superficie di oltre 3700 ettari di superfici boschive, per un totale di 194 mila metri cubi di biomassa andata perduta, 3000 dei quali in Slovenia. Il territorio più colpito è quello del comune sloveno di Merna-Castagnevizza, con 2.750 ettari, mentre sul fronte italiano è Doberdò del Lago a essere stato martoriato per oltre 400 ettari. La stima è stata ottenuta impiegando immagini multispettrali e dati satellitari forniti da Sentinel-2, missione dell'Agenzia spaziale europea nell'ambito del programma europeo di osservazione terrestre Copernicus.

Valerio Fabbri