Foto: Acon
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Non sono mancati scontri e tensioni nell’attesa seduta della terza commissione in Consiglio regionale: di fronte ai consiglieri, ai direttori delle aziende sanitarie e all’assessore alla salute Riccardo Riccardi, ha parlato Alberto Peratoner, direttore del 118 di Trieste, in veste di presidente dell'Aaroi Emac (Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica) del Friuli Venezia Giulia.
In una lettera inviata alla giunta, ma diffusa su stampa e social, l’organizzazione aveva denunciato come nei reparti di terapia subintensiva o di pronto soccorso di Gorizia, San Daniele, Tolmezzo e Palmanova fossero stati ricoverati pazienti sottoposti a trattamenti da terapia intensiva, ma senza essere conteggiati nei dati diffusi quotidianamente dalla regione. Quello dei ricoverati è fra l’altro uno dei parametri fondamentali per l’assegnazione del colore alla regione.
L’opposizione aveva già cercato di portare la vicenda in commissione nelle scorse sedute, ma la richiesta non era stata avallata scatenando la reazione contro il presidente, il leghista Ivo Moras. Il Movimento 5 stelle aveva anche presentato un esposto alla Procura della Repubblica, e alla vigilia della seduta le opposizioni avevano chiesto d’istituire una commissione ad hoc per valutare la gestione della pandemia. Tutti elementi, accanto alla convocazione della sola Associazione degli anestesisti, e non di tutte le organizzazioni di medici e infermieri come chiesto dalle opposizioni, che hanno caricato di tensione la seduta.

Alberto Peratoner, Presidente Aaroi Emac (Foto: Acon)
Alberto Peratoner, Presidente Aaroi Emac (Foto: Acon)

Il Presidente del sindacato Peratoner ha ribadito tutte le critiche contenute nella lettera: accanto al calcolo dei ricoverati in terapia intensiva, che originerebbe da un’errata valutazione da parte delle aziende, che avrebbero prima considerato terapie intensive reparti che non ne avevano le caratteristiche, e poi li avrebbero classificati non più tali, il sindacato anestesisti ha lamentato l’assegnazione a reparti con pazienti critici di medici e infermieri inesperti, o che noi avevano la preparazione necessaria per le terapie intensive, fino a "terapie intensive improvvisate nottetempo a Udine, e cura dei pazienti critici in reparti non adatti". Fatti che, ha detto Peratoner, se erano scusabili nella prima ondata, avrebbero dovuto essere evitati nella seconda e nella terza, quando la situazione era prevedibile. "Questa - ha però aggiunto - non è una disputa personale tra me e la Regione. Noi non siamo un sindacato che fa arrembaggio e non abbiamo alcun apparentamento politico. A noi interessano i pazienti, e li abbiamo sempre curati tutti e bene, che fossero in terapie intensive vere o finte, che fossero nei corridoi o nel sottoscala".
All’accusa di scarsa capacità di programmazione hanno però reagito i direttori delle Aziende, che con toni più o meno pacati hanno ribattuto punto su punto alle critiche: in particolare il direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Udine, Amato De Monte, ha accusato Peratoner di aver detto delle “falsità” sui mancati pagamenti degli straordinari ai medici e sulle mancate ferie, ma soprattutto di aver causato una ferita alla credibilità della sanità regionale, a danno dei lavoratori e dei cittadini.
Sul calcolo delle terapie intensive ognuno è rimasto sulle proprie posizioni, con i direttori che assicuravano la corretta trasmissione dei dati e il rappresentante degli anestesisti che invece ribadiva la sottostima.
Un tema delicato che si è trasformato anche in battaglia politica, con le opposizioni che hanno sostenuto la necessità di fare chiarezza sulle cifre e la maggioranza che invece invitava a non fare delle strumentalizzazioni sulla gestione della pandemia. Il consigliere leghista Antonio Lippolis, che non si era nemmeno accorto che in aula a fosse presente Peratoner, nonostante avesse parlato per più di mezz’ora, l’ha poi definito come “un tifoso dell'opposizione”, innescando la replica del direttore del 118.
Un dibattito a tratti anche duro, chiuso dall’intervento dell’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi che ha ribadito “la correttezza dei dati relativi ai ricoveri in terapia intensiva: i numeri contestati – ha aggiunto - erano del tutto ininfluenti per la classificazione della regione in una diversa scala di emergenza e le argomentazioni fornite dalla direzione non lasciano dubbi a interpretazioni strumentali o, peggio ancora, a sospetti oggettivamente del tutto fuori luogo”.
Riccardi ha poi rinviato al mittente l’accusa del sindacato degli anestesisti riguardo la mancanza di una rete di comunicazione nel sistema sanitario. “Si tratta di un'opinione che non trova riscontro nella realtà, - ha spiegato - in quanto dal febbraio dello scorso anno abbiamo istituito un coordinamento regionale” modulando “le strutture in base alla previsione del flusso di pazienti, in un quadro in cui gli ospedali del Friuli Venezia Giulia agiscono in sinergia per garantire i posti letto necessari”.
Il vicegovernatore ha anche ribadito come la politica non debba entrare “in questioni di natura organizzativa che devono essere gestite a livello tecnico, a meno che qualcuno – ha concluso - non sia convinto che debba essere il Consiglio regionale a decidere il numero di armadietti che possono stare in una stanza d'ospedale”.
Durante la seduta le opposizioni hanno poi più volte attaccato il presidente della commissione Moras, accusato di non favorire il dialogo e la trasparenza per difendere la gestione della giunta. I consiglieri del Partito democratico hanno anche depositato una lettera al presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, e con Open FVG e 5 Stelle accusano Moras di gestire la commissione “in modo totalmente arbitrario e non trasparente”.
Alessandro Martegani