Nessuno aveva l’intenzione di fornire soluzioni immediate, lo studio è uno strumento a disposizione del legislatore e soprattutto della comunità slovena in Italia.
È questa la replica della senatrice Tatjana Rojc alle critiche seguite alla presentazione dello studio sulle possibilità giuridiche di dare rappresentanza alla comunità slovena all’interno del Parlamento italiano, una presenza messa a serio rischio dopo il taglio dei parlamentari votato dalle Camere.
Da più parti era stato sottolineato come in realtà lo studio non fornisse delle soluzioni, ma questa, dice la senatrice del Pd, non era l’intenzione alla base del testo: “Mi viene in mente un commento di Annamaria Lorusso, - dice - che è stata l’allieva prediletta di Umberto Eco, sulla post verità: dice che è una modalità dei nostri tempi in cui molti si sentono autorizzati a parlare pur non avendo nelle competenze. È chiaro che lo studio non poteva dare una risposta: ho voluto questo documento, affidandolo a un esperto di diritto parlamentare, non perché pensassi di trovare delle soluzioni da sola, ma perché semplicemente in questo momento storico, in cui si sta scrivendo una nuova legge elettorale, il legislatore a Roma non ha, o meglio non aveva prima di questo documento, uno strumento per capire bene entro quali confini legislativi si potesse muovere”.
“Chiaramente – aggiunge – questo testo è nato come primo documento su questo tema a livello parlamentare, e io avevo iniziato a pensarci sin da quando si è cominciato a parlare di riforma costituzionale e riduzione dei parlamentari: quando questa riforma è stata approvata, è diventata evidente la necessità di dire ad alta voce che è necessaria una rappresentanza della comunità slovena, e non solo di tutta la regione Friuli Venezia Giulia, perché chi legifera ha bisogno di far capire a tutti che la tutela di una minoranza è prevista dalla Costituzione, è prevista dai Trattati internazionali, è prevista dalle leggi italiane. Questi sono diritti trasversali, e non sono né di destra né di sinistra”.
“Dire che lo studio non aggiunge niente di nuovo, e che non fornisce soluzioni, è un’ovvietà, - spiega - perché le soluzioni devono ancora essere dibattute non solo all'interno della minoranza, ma soprattutto dal legislatore, da chi scriverà la nuova legge elettorale. Ne verrà depositata una prima versione prima di Natale, dovrà poi essere calendarizzata con le audizioni, e una prima versione vedrà appena fine gennaio”.
“Nel frattempo credo che questo sia un documento che apre un dibattito all'interno delle singole forze politiche, e sono convinta che la politica è una cosa seria che non si faccia con le chiacchiere, né con le critiche fine a sé stesse, o volendo ingannare i propri elettori: si fa con dei dati certi e concreti, con un documento che, come in questo caso, dia un'apertura più ampia possibile per una riflessione seria, e che finalmente fornisca una risposta seria a una questione di cui si dibatte ormai da decenni”.
“Anche alla presentazione del documento, il segretario regionale del Pd Cristiano Shaurli ha detto chiaramente che il Pd ha garantito alla minoranza slovena una presenza in Parlamento e che s’impegna a farlo ancora, ma io credo sia necessario riflettere anche in maniera più ampia, aprendo un dialogo con le altre forze politiche, e dando la possibilità a tutti di candidare chi vorranno candidare, sarà poi l'elettore a prendersi la responsabilità con il proprio voto di preferenza, sapendo che quel voto vale come un impegno per il futuro e per il bene di una comunità”.


Alessandrio Martegani


Foto: MMC RTV SLO
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