Foto: Martegani
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A una settimana dal Giorno della Memoria, che aveva visto, fra le altre cose, il divieto di manifestazioni a favore della causa palestinese in molte regioni italiane, i movimenti a favore della causa palestinese sono tornati in piazza a Trieste.
Le comunità palestinesi del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, ma anche gruppi d’immigrati di religione islamica, organizzazioni di sinistra, antagoniste e anche una rappresentativa dell’Anpi di Pordenone, hanno dato vita a un corteo che da Piazza Libertà, nei pressi della Stanzione dei treni, è giunto fino a Ponterosso attraversando il centro.

Foto: Martegani
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Un migliaio di persone, fra comunità palestinesi, gruppi d’immigrati bengalesi (molti giunti da Monfalcone) e pakistani, comunità islamiche e anche molti italiani, fra gli altri anche alcuni consiglieri regionali come Furio Honsell di Open sinistra FVG, hanno sfilato lungo le vie del centro, con qualche problema per il traffico, ma anche molte dimostrazioni d’incoraggiamento, soprattutto da parte dei passanti più giovani, che in alcuni casi si sono uniti al corteo.
Un gruppo eterogeno, unito dal sostegno alla causa palestinese, ma anche dalla religione islamica, dalla critica radicale alla cultura occidentale, o anche dall’opposizione al governo italiano.

Foto: Martegani
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Alla base della protesta c’è una critica a tutto campo alle azioni israeliane nella striscia di Gaza, ma anche all’Occidente e all’Italia, colpevoli, per i manifestanti, d’ignorare le vittime civili a Gaza e di appoggiare il governo di Tel Aviv. “Israele assassino”, “Netanyahu assassino”, sono stati gli slogan più urlati, accanto a “Palestina libera” e a qualche “Biden assassino”.
“Buttano bombe sulla popolazione inerme – ha detto Amer Hasan, cittadino italiano e rappresentate della comunità palestinese, fra gli organizzatori della protesta -: quella del 7ottobre - ha aggiunto –, è stata una reazione a 75 anni di occupazione, in cui sono state scacciate le persone e demolite le case, con l’obiettivo svuotare la Palestina”.
Ringraziamenti sono andati al Sud Africa, paese che ha presentato un ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia denunciando violazioni da parte d’Israele della Convenzione che punisce il crimine di genocidio.

Foto: Radio Capodistria/Martegani
Foto: Radio Capodistria/Martegani

Negli interventi c’è stata anche qualche presa di distanza dall’antisemitismo, ma è stato netto l’attacco al sionismo, scritto con la doppia esse, come quella del tristemente noto corpo nazista, su uno degli striscioni.
Assoluta anche la condanna all’occidente e, più marcata rispetto ad altre occasioni, all’Italia per l’appoggio dato a Israele, come conferma anche il presidente della comunità islamica triestina, Akmar Omar. “Quello che sta succedendo in Palestina, a Gaza, è mostruoso – ha detto -: se siamo di nuovo in piazza è per ribadire che è ora di cessare il fuoco, finire con le violenze, perché chi ci va di mezzo sono i bambini, le donne e la maggior parte di persone innocenti che non c'entrano niente con questo conflitto, e la cosa ancora più mostruosa è che l'occidente, compreso il nostro paese, l'Italia, è praticamente schierato dall'altra parte, come se non ci fosse nulla, non se ne parla: la gente sa tutto, ma a livello istituzionale si sono girati dall'altra parte”.
“La gente - ha aggiunto riguardo le manifestazioni di sostegno nel corso della manifestazione - ormai ha capito che è in corso una violenza inaudita, che non deve e non può continuare. Purtroppo però non sono in grado di fare molto: possono scendere tutti in piazza però, ma devono essere sensibilizzati, deve arrivare anche dall'alto un segnale di vicinanza, che per ora non c'è, e questo ci rammarica tanto”.

Alessandro Martegani