Da sin: Giulio Bernetti, Elisa Lodi, Everst Bertoli e Sandra Savino (Foto: Comune di Trieste)
Da sin: Giulio Bernetti, Elisa Lodi, Everst Bertoli e Sandra Savino (Foto: Comune di Trieste)

“La scelta non è se utilizzare i fondi per la cabinovia o per un’altra infrastruttura, ma se realizzare la cabinovia o perdere 48 milioni di euro”. Dopo aver annunciato una delibera di variazione di bilancio per anticipare 701mila euro e velocizzare i tempi di realizzazione delle opere previste dal PNRR, la giunta comunale di Trieste ribadisce come non ci siano alternative alla realizzazione della cosiddetta “ovovia”, la linea di trasporto su cavo dovrebbe collegare il Porto Vecchio al Carso, al centro del confronto politico negli ultimi mesi, e oggetto anche di una richiesta di referendum che sarà sottoposta al Comitato dei garanti dopo aver raccolto più di 900 firme in una sola mattina.

L’occasione per ribadire la determinazione della giunta sul progetto è stata la presentazione di uno studio, hanno spiegato gli assessori al Bilancio Everest Bertoli, ai Lavori Pubblici Elisa Lodi e alle Politiche del Territorio Sandra Savino, realizzato in seguito alle sollecitazioni di Italia Nostra, per valutare la fattibilità di una linea tranviaria celere da Barcola a Campo Marzio attraverso il Porto Vecchio e le Rive, in sostituzione del tratto su cavo che dovrebbe attraversare il Porto vecchio. La cabinovia servirebbe quindi solo la tratta da Opicina a Bovedo e ritorno, ma si tratta di una soluzione, ha detto il direttore del Servizio Ambiente e Mobilità del comune Giulio Bernetti “estremamente svantaggiosa per la sostenibilità dell’infrastruttura, sia a livello economico sia di trasporto”, perché comporterebbe un aumento del traffico di circa 1500 veicoli al giorno, in una delle aree più congestionate della città, un aumento dei tempi di percorrenza, oltre a un calo di attrattività del servizio per gli utenti, a causa della necessità di dover cambiare il mezzo di traporto. “Con questo studio – ha detto Elisa Lodi - vogliamo far capire che le sollecitazioni che riceviamo dalle organizzazioni vengono recepite e considerate”. “Questa Amministrazione ha sempre accolto le istanze di tutti i cittadini e portatori di interesse – ha aggiunto Sandra Savino -: ben vengano soluzioni alternative e migliorative dell’opera, ma l’amministrazione non può sottrarsi alle valutazioni e agli approfondimenti di carattere tecnico”.

L’apertura su eventuali miglioramenti non cambia però il fatto che la decisione è presa: non ci sono alternative alla cabinovia, non c’è un piano B, e i fondi, hanno ribadito Bertoli, Lodi e Savino, non possono essere destinati ad altro uso, né è possibile attendere gli esiti del referendum consultivo, che deve ancora passare il vaglio dei Garanti e raccogliere 12 mila firme. Entro il 2026 le opere previste dal PNNR devono essere realizzate e rendicontate, e il comune non può permettersi di sprecare tempo.
“Non stiamo dicendo ‘o cabinovia via o morte’ - ha spiegato Everest Bertoli – ma rimane il fatto che questo comune ha ottenuto un finanziamento dei fondi PNRR da Roma e Bruxelles per il dare vita a questo progetto e non ad altri: si può modificare, si può allungare, si può integrare o rivedere il percorso, ma non si può sostituire con un altro progetto, pena la decadenza dei fondi, come ha scritto anche il Ministero. Aggiungo anche che a me non viene in mente altro mezzo, a meno che non si vogliano lanciare gli abitanti di Opicina con la catapulta, che un collegamento aereo per trasportare delle persone direttamente da Opicina a Barcola”.

Bertoli rassicura anche sulle riserve dal punto di vista ambientale: “Siamo nel 2022, si realizzano isole artificiali, portiamo l'uomo su Marte e sulla luna, e abbiamo dubbi sulla fattibilità tecnica di un progetto con bassissimo impatto ambientale perché dovremo inserire sette o otto piloni su un costone carsico? Io mi sento di poter rassicurare chi ha dei dubbi, ma non lo faccio io, lo fanno tutti i funzionari e ingegneri che sono pronti a collaborare per trovare la soluzione migliore. Non mi si venga però a dire un ‘no’ a priori: ieri abbiamo assegnato anche i primi fondi, partiranno le progettazioni effettive, le valutazioni ambientali, studi geologici e tutto quello che è previsto dalla normativa. Questa è la fase per collaborare e rendere il progetto migliore, ma non si dica di ‘no’ semplicemente perché siamo la città del ‘No se pol’”.

Sul progetto però rimane la spada di Damocle del referendum, consultivo, con ancora molte fasi procedurali da superare, ma che, se si tenesse e desse esito contrario alla struttura, metterebbe l’amministrazione guidata da Roberto Dipiazza in seria difficoltà, perlomeno politicamente.
Dall’altra parte proprio i sostenitori della cabinovia ricordano che sul progetto l’attuale maggioranza aveva anche speso parte dell’ultima campagna elettorale, e quindi il sostegno della città sarebbe stato già espresso con il risultato delle ultime elezioni, a cui però partecipò meno della metà degli elettori di Trieste.

Alessandro Martegani