Foto: Radio Capodistria/Fifaco
Foto: Radio Capodistria/Fifaco

Un volume che offre uno sguardo d'insieme sulle vicende belliche della regione, col coinvolgimento di uomini e donne nel conflitto ma, soprattutto, su come venne descritto il territorio. Per raccontare uno dei momenti chiave di quest'area geografica multiculturale sono stati usati articoli di giornale, memorie, pagine di diario, canti e testi politici.

Ma come è nata la genesi di questo testo? Ce lo racconta l'autore, Fabio Todero: "L'idea del libro è nata proprio da un'emergenza che si era determinata, ormai tantissimi anni fa, di parlare di grande guerra nella Venezia Giulia a un pubblico nazionale. Questo lavoro risale appunto a diversi anni addietro ed è maturata, col passare del tempo, l'idea di un libro che ampliasse quanto avevo già pubblicato in un articolo molto più sintetico evidentemente. Gli argomenti toccati dal libro sono quelli Innanzitutto della definizione di un territorio come la Venezia Giulia, in realtà un territorio sconosciuto ai più, a partire dalla sua denominazioni. Il fatto che all'interno di questo territorio si agitassero anime diverse, non a caso un capitolo è dedicato ai soldati dell'imperatore ed uno ai soldati del re, quindi i volontari redenti, il primo invece a quanti combattono nelle fila dell'esercito di Francesco Giuseppe. Il tema appunto degli ambienti particolari che connotano la nostra regione, il Carso da una parte, le Alpi Giulie dall’altra e l'idea della guerra totale fondamentalmente, che interessa davvero tutti i centri della nostra regione, anche quelli apparentemente distanti dalle operazioni militari, come Pola, che viceversa è soggetta a dei provvedimenti di allontanamento della popolazione".

In “Terra irredenta, terra incognita” si parla anche di un irredentismo culturale, come avete sottolineato nella presentazione.

“Sì in questo caso il titolo fa riferimento all'idea di una terra da redimere, anche politicamente di fatto, da annettere ai territori del Regno d'Italia che secondo alcuni era rimasto incompleto dopo la guerra del '66, mentre, secondo altri, la guerra del 15-18 per l’Italia è una guerra che vuole manifestare la volontà di potenza del Paese e questi sono i nazionalisti. L’irredentismo culturale diciamo che si trova davanti alla scelta della guerra, che viene catalizzata proprio dallo scoppio del conflitto. Il pensiero dell’irredentismo culturale mirava soprattutto alla conservazione ed all’abbraccio di queste terre con la cultura italiana".

Davide Fifaco