Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria

L'amministrazione comunale triestina continua a promuovere in ogni occasione la cabinovia che collegherà Porto Vecchio al Carso, presentandola come un progetto utile anche per la mobilità urbana quotidiana.

Parte della cittadinanza, a propria volta, continua ad osteggiare quest'opera considerandola inutile, se non dannosa, visto l'impatto ecologico che porterà al Bosco del Bovedo, con centinaia di alberi secolari che dovrebbero essere abbattuti per far posto alla costruzione dei piloni.

Proprio questa possibilità ha scatenato le tensioni dell'ultimo periodo: dalla scorsa settimana sono stati schierati agenti di polizia e carabinieri in assetto anti sommossa sulla strada del Friuli e sulle colline di Trieste, per presidiare i lavori di carotaggio nel terreno, indispensabili per capire se lì potranno essere posizionati i sostegni della cabinovia.

Intanto la tensione è aumentata. Ci sono state diverse manifestazioni e scontri verbali tra esponenti del comitato contro il progetto e amministratori ed il danneggiamento di un macchinario ha portato la questura a militarizzare l'area del cantiere: nessuno può passare, nemmeno ciclisti e pedoni, e gli abitanti della zona devono mostrare i documenti per tornare a casa.

Inoltre anche la cabina posta in Piazza della Borsa, come esempio di ciò che sarà costruito, ha creato divisioni. Ci si aspettava qualcosa di unico, dedicato a Trieste, come annunciato dal Comune stesso, invece, sembra il solito modulo da risalita, come quelli usati negli impianti sciistici di montagna.

Alcuni triestini, commentando sui social, hanno posto dei dubbi sulla resistenza della struttura, in particolare pensando alle raffiche di bora che inevitabilmente si registreranno nel capoluogo giuliano, anche se è chiaro che l'impianto non sarà attivo nelle giornate più ventose. Elemento, quest'ultimo, che porta ulteriore acqua al mulino dei contrari al progetto, che nel frattempo ha visto anche lievitare i costi previsti dagli iniziali 48 milioni di euro agli attuali 63, fondi comunque coperti dal Pnrr.

Il Comune è chiaramente intenzionato a portare a compimento il progetto nonostante le rimostranze della cittadinanza, con il sindaco Roberto Dipiazza che minimizza il numero dei contrari; al momento però sono ancora attese autorizzazioni mancanti per l'approvazione del progetto definitivo.

Di certo ci sono le spaccature nella cittadinanza, i soldi già spesi che non si sa ancora se sono serviti a qualcosa e la volontà dell'amministrazione di cimentarsi in un'opera titanica nonostante le recenti difficoltà dimostrate nella gestione dei lavori pubblici, come ad esempio quanto avvenuto con i continui rinvii dell'apertura della Galleria di Montebello che, peraltro, ancora non è stata del tutto completata.

Davide Fifaco