L’atteso raddoppio della Capodistria Divaccia, 27 chilometri di ferrovia ritenuti da Lubiana fondamentali per lo sviluppo del Porto di Capodistria, è riuscito nella non facile impresa di unire le forze politiche del Friuli Venezia Giulia.
Tutti infatti nella regione che confina con la Slovenia sembrano essere contrari all’opera, che dovrebbe essere realizzata a partire da maggio.
“Ribadiamo il no assoluto della Regione alla seconda linea della ferrovia Capodistria-Divaccia come attualmente progettata” ha detto l'assessore regionale alla Difesa dell'ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile, Fabio Scoccimarro, secondo il quale “il cantiere rischia di creare danni ambientali irreversibili per la Riserva naturale della Val Rosandra a Trieste”.
Sono in particolare le gallerie previste dal progetto a preoccupare la regione, perché rischierebbero “di provocare il prosciugamento dei torrenti Rosandra e Ospo”. Si tratta di un pericolo che la regione aveva segnalato più volte, confermato anche dal parere negativo sull'opera espresso del governo di Roma.
“Non è accettabile – ha aggiunto Scoccimarro - che il Governo sloveno dimostri insensibilità al tema ambientale e non applichi i protocolli previsti dai rapporti internazionali: è necessario scongiurare il rischio che si verifichi un disastro ambientale. Far parte dell'Unione – ha detto - non significa solo poter accedere ai finanziamenti europei, che nel caso di quest'opera ammontano a oltre 100 milioni di euro, ma anche rispettare gli accordi comunitari e confrontarsi con gli altri Stati per raggiungere obiettivi comuni, tra i quali quello prioritario della tutela dell'ambiente”.
L’assessore all’ambiente ha anche annunciato contatti con il governo Draghi e con i parlamentari europei, per chiedere “un intervento di massima urgenza per bloccare l'imminente partenza del cantiere”.
Una volta tanto però anche l’opposizione dimostra di appoggiare la linea della giunta regionale: Sara Vito, responsabile Ambiente del Partito democratico in regione, ricorda come anche la precedente giunta di centro sinistra guidata da Debora Serracchiani, avesse bocciato il progetto del raddoppio nel 2013, “per la mancanza di sicurezze sulla compatibilità ambientale dell’opera”. Il Pd ha annunciato un intervento delle proprie parlamentari per chiedere al governo italiano di avviare una trattativa per fermare l’opera.
Un confronto sul tema dovrebbe essere avviato anche all’interno del consiglio comunale di San Dorligo-Dolina, comune della Val Rosandra direttamente interessato agli eventuali effetti della struttura sui corsi d’acqua.

Alessandro Martegani