Foto: Martegani
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Un incontro per fare il punto sulla situazione degli studi sul periodo della fine della Seconda guerra mondiale e del dopoguerra, e per valutare come si sia evoluta la ricerca storica dall’istituzione della Giornata della Memoria e poi del Giorno del Ricordo in Italia.
I rappresentanti della rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, si sono ritrovati al Circolo della stampa di Trieste a una settimana dalla celebrazione del Giorno del Ricordo.
Gli studi e gli interventi sul tema delle Foibe, dell’esodo e in generale della fine della Seconda guerra mondiale e del dopoguerra lungo la frontiera adriatica si sono moltiplicati negli ultimi anni, parallelamente all’aumentata sensibilità sul tema anche in ambito europeo.

Foto: Martegani
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Come spiegato nel corso degli interventi degli studiosi, fra gli altri dell’istituto Nazionale Parri e del Irsrec del Friuli Venezia Giulia, sul tema della memoria, negli ultimi 20 anni, l’Europa si è mossa su due direttrici: da una parte la sensibilizzazione sulla Shoah, con la Giornata della Memoria, dall’altra la condanna del totalitarismo, che assegna pari dignità alle vittime del nazismo e del comunismo. Questa linea viene però declinata in modi differenti: se ad esempio in Germania e in altri paesi dell’Europa occidentale questa impostazione viene interpretata con il rifiuto del nazionalismo e con lo spirito europeista, nei paesi dell’est la spinta è stata soprattutto in chiave anticomunista.
Anche in Italia, dall’istituzione del Giorno del Ricordo, ha detto Filippo Focardo dell’Istituto Parri, ci si sta muovendo verso l’antitotalitarismo, un’impostazione che ha portato all’omaggio ai luoghi della memoria dei presidenti Mattarella e Pahor, anche in questo caso con un rifiuto del nazionalismo, ma in alcuni casi ha portato anche a paragoni fra le Foibe alla Shoah e a legittimazioni più o meno esplicite del collaborazionismo fascista in quanto oppositore del comunismo.
Lo studio di questi periodi rimane un’operazione complessa, ma che deve essere svolta, è stato detto, in uno spirito di riconciliazione e tenendo sempre presente che, pur con interpretazioni diverse, i fatti sono quelli documentati.
È stato anche sottolineato come negli ultimi 20 anni questi temi, studiati ben prima dell’istituzione del Giorno del Ricordo, siano entrati nei programmi scolastici, nei corsi di aggiornamento dei docenti, e anche nei viaggi d’istruzione e turistici a Trieste, organizzati sempre più spesso prevedendo visite a tutti i luoghi della memoria, alla Risiera di San Sabba, ma anche alla Foiba di Basovizza e al Monumento ai fucilati sloveni.

Alessandro Martegani