Foto:Martegani
Foto:Martegani

“Yankee go home”, uno slogan in uso dagli anni ‘50 e che ritorna ciclicamente nelle manifestazioni che riguardano interessi o forze armate americane. È successo anche a Trieste, dove un centinaio di persone hanno manifestato questa mattina contro l’arrivo della portaerei “Ford” nel golfo.
La mastodontica nave a propulsione nucleare, lunga 337 metri con 4500 uomini di equipaggio e 75 aerei, aveva gettato l’ancora all’alba nel golfo, dove rimarrà per i prossimi cinque giorni.

Foto: Martegani
Foto: Martegani

Poche ore dopo si sono riuniti i manifestanti in piazza della Borsa: movimenti no Vax e no Green pass, sinistra radicale, movimenti pacifisti, parte dei movimenti che sostengono il Territorio Libero di Trieste, e anche una delegazione di attivisti provenienti da Capodistria, Isola e Lubiana, che hanno anche portato i saluti di Aurelio Juri, ex parlamentare ed ex sindaco di Capodistria. Hanno esposto uno striscione con la classica scritta "Yankee go home", ironia della sorte, a pochi metri dal terrazzo della sede TLT, l’altra anima dell’autonomismo triestino, che invece espone da anni una scritta che auspica il ritorno degli Stati Uniti: “UK & USA come back”.
L’arrivo della Ford nel golfo, per i manifestanti, rappresenta invece non solo un simbolo dell’imperialismo americano, ma anche una prova della sudditanza del governo italiano agli Stati uniti. Attacchi sono andati alla premier Meloni, responsabile secondo i manifestanti dell’aumento delle spese militari accanto al ministro della Difesa Crosetto, e al ministro del made in Italy Urso, che avrebbe definito Trieste “il porto dell’Ucraina”, esponendo la città, hanno detto, alle ritorsioni della Russia. “Siamo contro questa nave – hanno urlato – che inquina il nostro mare e le nostre vite”.
Fra le richieste anche quella di vietare l’accesso alle navi a propulsione nucleare nel Golfo, e di applicare, hanno aggiunto, il trattato di pace di Parigi che definiva Trieste “una città neutrale e demilitarizzata”.

Foto: Martegani
Foto: Martegani

I manifestanti hanno poi concordato con le forze dell’ordine di potersi muovere in corteo verso piazza Unità, sostare di fronte alla prefettura, attraversare le rive e finire la manifestazione sul molo Audace, da dove si può osservare la Ford all’ancora.
Nel trasferimento, di qualche centinaio di metri, il corteo è passato accanto ai primi gruppi di militari americani, che fin da questa mattina hanno iniziato a sbarcare per trascorrere qualche ora a terra, o anche per stare con i parenti giunti dagli Stati Uniti, alloggiati già da qualche giorno negli hotel del centro.

Alessandro Martegani