Foto: Arne Hodalič
Foto: Arne Hodalič

Ci sono voluti quattro anni, ma alla fine è arrivata la luce verde del parlamento italiano alla legge contro le mine antiuomo. Il testo è stato approvato questa settimana a Montecitorio con 385 voti a favore e nessun contrario.

Una misura, volta a contrastare il finanziamento delle imprese che producono mine antipersona e munizioni a grappolo, le cosiddette "cluster bomb", che era stata bocciata dal Quirinale nel 2017 quando il presidente della repubblica Sergio Mattarella aveva respinto il testo a causa dell'articolo 6 che al secondo comma determinava “l’esclusione della sanzione penale per determinati soggetti che rivestono ruoli apicali e di controllo”. Per tutti gli altri invece era applicabile la sanzione penale, ovvero la reclusione da 3 a 12 anni, oltre alla multa da 250mila a 500mila euro, e questo sarebbe stato in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, che vieta "ogni irragionevole disparità di trattamento fra soggetti rispetto alla medesima condotta”.

Dopo l'annuncio dell'approvazione è giunta immediatamente la reazione degli operatori umanitari, con Emergency che ha rivendicato questa ventennale battaglia come un lascito del fondatore Gino Strada, scomparso nello scorso agosto.

Un problema che resta aperto a livello internazionale visto che le mine antiuomo causano la morte e il ferimento soprattutto di civili, molti dei quali bambini.Tra i paesi più colpiti ci sono Afghanistan, Colombia, India, Libia, Myanmar e Pakistan. Nel 2019, sono state 5.554 le vittime di mine o residuati bellici esplosivi.

Barbara Costamagna