Foto: BoBo/Borut Živulović
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Già all'alba in molte località, anche nella fascia costiera, la popolazione è stata svegliata dalla tradizionale marcia mattutina dei complessi di fiati. Questa antica usanza, ancora oggi molto sentita, rappresenta un forte simbolo di comunità e di memoria collettiva. Ma il Primo Maggio è anche, e soprattutto, una giornata dedicata alla riaffermazione del lavoro dignitoso, dei diritti dei lavoratori e della giustizia sociale. In occasione della ricorrenza, le massime cariche dello Stato hanno diffuso messaggi che pongono l'accento sulle sfide contemporanee del mondo del lavoro.

Foto: BoBo
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La Presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar, ha ribadito il ruolo centrale del lavoro come fondamento della società. "Il lavoratore non è un costo, ma il cuore pulsante di ogni azienda e di ogni società sana", ha dichiarato nel suo messaggio, sottolineando che il lavoro deve rimanere un valore e non diventare un peso. Ha quindi esortato a tutelare ogni forma di occupazione, richiamando l'attenzione su temi cruciali come la digitalizzazione, i cambiamenti demografici e la crisi climatica. Al centro del suo intervento, la necessità di rimettere la persona e i suoi diritti al centro delle politiche pubbliche, con un focus particolare sui giovani, i lavoratori precari e tutti coloro che rischiano l'esclusione sociale. Anche il primo ministro Robert Golob si è rivolto alla nazione, invitando a costruire una società fondata sul rispetto del lavoro, sulla tutela dei diritti e sul riconoscimento del contributo di ogni individuo al bene comune. "Le conquiste sociali non sono scontate, ma il frutto della lotta e della determinazione delle generazioni che ci hanno preceduto. È nostro dovere proteggerle e rafforzarle", ha dichiarato. Golob ha inoltre sottolineato come il Primo Maggio celebri la dedizione e l'impegno quotidiano dei lavoratori, affermando che lo Stato deve riconoscere concretamente tale impegno garantendo condizioni di lavoro eque, sicure e rispettose. Il premier ha infine concluso il suo messaggio citando lo scrittore triestino di origine slovena Boris Pahor: "Dove non c'è rispetto per l'essere umano, neppure il lavoro può avere dignità".
M.N.