Foto: Reuters
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L'Organizzazione mondiale della sanità ha segnalato che "solo 10 ospedali su 36 sono operativi" nella Striscia e chiede nuovamente "la fine immediata degli attacchi agli ospedali e la protezione del personale sanitario e dei pazienti". Continuano, anche se con difficoltà, ad arrivare aiuti umanitari attraverso spedizioni aeree e marittime, ma esperti e residenti avvertono che non sono sufficienti a soddisfare le esigenze di milioni di civili, che stanno affrontando gravi carenze di cibo, acqua e medicinali. L'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk in un'intervista alla BBC ha dichiarato che Israele ha una responsabilità significativa sulla catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza, che continua incessantemente a bombardare e che esiste un caso "plausibile" secondo cui questo stia usando la fame come "arma" per colpire la popolazione. Ha affermato di essere in possesso di prove che dimostrano i ritardi e gli impedimenti e questo equivale a un crimine di guerra. Secca la replica di Tel Aviv, che parla di accuse "assurde e irresponsabili" sostenendo che il Paese ha sempre permesso agli aiuti di entrare e che continuerà su questa strada.

Nel frattempo, Israele ha fatto sapere di voler riprendere i colloqui con gli Stati Uniti su un'eventuale offensiva contro la città di Rafah, nonostante le critiche e gli appelli del mondo politico internazionale che lo "invitano" a non procedere vista la tragica situazione umanitaria in cui versa l'enclave palestinese. Il governo di Netanyahu aveva interrotto le trattative per protesta contro l'astensione degli USA nel voto sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU sulla tregua. Israele, lo ricordiamo, lunedì aveva annullato la visita di una delegazione a Washington. La svolta però è arrivata dopo che il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha avuto dei colloqui definiti dallo stesso Ministro "costruttivi" con alti funzionari a Washington. L'incontro è previsto per la prossima settimana. L'Autorità autonoma palestinese, dopo le dimissioni del Premier Mohammed Shtayyeh, ha nominato nuovo Primo Ministro Mohammad Mustafa. Una nomina giunta in un momento complesso in cui verranno intraprese riforme istituzionali sul dopo guerra.